ROMA – Ma gli 80 euro ai lavoratori chi li paga? L’ipotesi che a pagare siano i lavoratori stessi attraverso i loro contributi (una parte dei loro contributi, a onor del vero) rischia di trasformarsi in un incubo da “gioco delle tre carte”. Non sarà il gioco delle tre carte illustrato da Crozza-Renzi (soldi tolti agli enti locali, che li recuperano dai cittadini che li pagano…dagli stessi 80 euro), però qualche maggiore delucidazione aiuterebbe a spiegare meglio la situazione.
Il nocciolo della questione è contenuto in questo passaggio dell’articolo di Marco Mobili pubblicato sul Sole 24 Ore:
Ad anticipare la somma sarà il datore di lavoro e sarà solo lui a quel punto a cimentarsi con le ritenute per detrazioni Irpef o, novità dell’ultima ora, con un taglio alla quota dei contributi previdenziali del lavoratore se le ritenute fiscali non dovessero essere sufficienti.
Proviamo a tradurre: le detrazioni Irpef che porteranno più soldi in busta paga (parliamo di redditi compresi tra 8mila e 24mila euro all’anno) saranno a carico del datore di lavoro e non del lavoratore. Ma c’è la possibilità che le ritenute fiscali non siano sufficienti a coprire tutta la quota del bonus (i soldi che il lavoratore prende oggi). A quel punto, il datore di lavoro avrebbe la possibilità di scalare quei soldi dai contributi (cioè i soldi che il lavoratore prenderà domani). Ed hai voglia a dire che il datore di lavoro lo farebbe solo in casi strettamente necessari, se gli mettessi in mano questa possibilità…
Il governo avrebbe però pensato a non sacrificare il futuro dei lavoratori. Spiega Luca Cifoni sul Messaggero che lo Stato interverrebbe in futuro sugli enti previdenziali (l’Inps per intenderci), sotto forma di contributi figurativi, dove per contributi figurativi sono quelli che vengono versati al lavoratore anche se in quel momento non svolgesse più il suo lavoro (ad esempio fosse messo in prepensionamento).
I problemi in questo caso sono due, allo stato attuale: 1) non c’è ancora niente di scritto, ma siamo al livello delle parole dette. 2) vaglielo a spiegare all’Inps che ti deve calcolare la pensione nel 2030 che nel 2014 ti erano stati tolti quei soldi per il bonus Renzi.
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