ROMA – Acea, come documenta l’ultimo bilancio semestrale, fa utili record, 70 milioni e passa, ha diminuito il debito e si prepara a staccare un maxi-dividendo per Comune di Roma e privati, da Caltagirone in giù. Contenti tutti? Non esattamente, visto che proprio dalle odiate agenzie di rating, Fitch questa volta, giungono delle riserve sull’ammontare eccessivo dei dividendi. Dal momento che si parla di una società di servizi, il giudizio più appropriato dovrebbero darlo i cittadini fruitori. Ebbene non si può rilevare, come fa qualche analista specie considerando la presenza del Comune nel capitale societario, la circostanza che a fronte di utili record, non sono state destinate risorse agli investimenti per ammodernare la rete e rendere più efficienti servizi. Cioè la ragione sociale di Acea, che deve essere ben amministrata ma che non dovrebbe avere come fine ultimo ed esclusivo quello di fare solo profitti.
I numeri dicono che l’utile netto raddoppiato in un anno (70,6 milioni contro i 34,1 del 1° semestre 2012), ricavi cresciuti del 6% e pari a quasi 1,8 miliardi di euro, un ebit che balza del 30,7% a 186 milioni e un ebitda che da 320 raggiunge i 370 milioni di euro. Fitch invece, il 15 marzo scorso aveva ridimensionato il giudizio sull’azienda da A- a BBB+. Anche perché, ed è una delle ragioni del declassamento, negli ultimi anni gli investimenti sono andati via via diminuendo, passando dai 518 milioni del 2009 ai 165,8 milioni dei primi sei mesi del 2013. Senza contare che gli utili della gestione dell’acqua vengono interamente assorbiti dalla multinazionale Acea, di cui Acea Ato2 SpA è una controllata, causando il cronico indebitamento di quest’ultima. E a perderci sono i cittadini, anche quelli contrari al benecomunismo di chi vuole la società interamente pubblica.