Aci da tagliare: registro doppione, parchimetri, incidenti, poltrone

Aci da tagliare: registro doppione, parchimetri, incidenti, poltrone
Aci da tagliare: registro doppione, incidenti, parchimetri, poltrone

ROMA – Che l’Automobil Club Italiano fosse una strana creatura metà ente che inghiotte soldi pubblici, metà società privata che non risponde a nessuno, era noto sin dai tempi di Prodi: oggi, dopo che anche il governo Monti ne ha salvato i bilanci (facendo aumentare le entrate nonostante il record negativo di immatricolazioni), ci prova la spending review di Carlo Cottarelli a normalizzarne la gestione recuperando risorse.

L’Aci si occupa di corse (come il Gp di Monza) e del registro auto, un doppione di quanto già fa la Motorizzazione Civile. E’ organizzata secondo un meccanismo barocco. L’Aci nazionale è guidata da un presidente Angelo Sticchi Damiani (236 mila euro di stipendio), tre vicepresidenti (105 mila euro), un segretario generale (oltre i 300 mila) e un Comitato esecutivo.

Poi ci sono i club provinciali, ognuno con il suo presidente. Quindi le società strumentali di primo livello: Aci Informatica, Aci Progei, Aci Vallelunga, l’agenzia turistica Ventura, la Sara assicurazioni, l’agenzia Radio traffic, Aci Global, Aci Sport, Aci Consult, Aci Mondadori. Queste ultime danno vita a società Aci di secondo livello.

Cosa fanno queste società? La Corte dei Conti due anni fa ha lamentato “irregolarità’ nella presentazione dei dati contabili, risultati d’esercizio in peggioramento, incremento delle perdite”. Ha certificato come proprio il Pra costituisca la parte «preponderante» dell’intera attività di Aci: le entrate del registro finanziano i due terzi dell’attività. Il sistema Pra è costato agli automobilisti italiani, nel 2011, oltre 500 milioni di euro tra diritti, imposte di bollo e il cosiddetto “aggio provinciale” o Ipt.

La Corte dei Conti ha anche verificato le opacità nei bilanci e nelle attività nelle società strumentali. Per esempio di Aci consult, la quale possiede la Crp (Compagnia romana parcheggi):

avrebbe dovuto organizzare la sosta a pagamento nella Capitale, documentare le spese, tenersi una percentuale, e il resto sarebbe dovuto andare al Comune. Ebbene, scrive la Corte, «i costi sono stati ingigantiti». E al Comune andavano le briciole. (Francesco Grignetti, La Stampa)

Un esempio della modalità di copertura del problema parcheggi è quello dei parchimetri individuali da esporre sul cruscotto: si trattava di apparecchi elettronici fatturati a 120 mila lire che la Guardia di Finanza scoprì essere acquistati da Crp al doppio del prezzo reale da una società satellite (Cnp) che le acquistava a sua volta 50 mila lire dal produttore.

Meccanismo barocco, appunto, che fa lievitare i costi (scaricati sui contribuenti), offre servizi costosi e inefficienti, con bilanci senza obbligo di rendicontazione e spesso fuori controllo. Riuscirà Carlo Cottarelli nell’impresa di dargli una severa sforbiciata? Per ora il capitolo Aci è compreso in una delle 33 slide del commissario alla spending review.

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