Addio allo storico stabilimento della Bialetti: produzione spostata all’Est

L’omino con i baffi non sorride più e l’Italia perde uno dei suoi simboli. Bialetti, da oltre mezzo secolo sinonimo di caffettiere, ha deciso di chiudere lo storico stabilimento a Crusinallo di Omegna (Verbano Cusio Ossola) e avviato la procedura di mobilità per i 118 dipendenti.

La produzione della Moka express verrà spostata nei Paesi dell’Est. L’annuncio è stato dato mercoledì mattina poco prima delle 11 dai dirigenti di Bialetti Industrie, il gruppo nato dalla fusione tra la Alfonso Bialetti e la bresciana Rondine, saliti in azienda da Coccaglio per un incontro con sindacati e lavoratori che avrebbe dovuto avviare il confronto sul piano industriale che prevedeva una trentina di esuberi. Alcuni operai si sono messi a piangere alla relazione dei sindacalisti, poi hanno dato vita a presidi della fabbrica e si sono riuniti in assemblea permanente.

L’intervento «non è evitabile né rimandabile» ha ribadito la holding in una nota diffusa in serata, dove dichiara disponibilità ad aprire «da subito» un tavolo con le organizzazioni sindacali con l’obiettivo di individuare il miglior percorso e le migliori soluzioni in termini di ammortizzatori sociali per i lavoratori coinvolti.

Per la produzione di caffettiere, cadute sotto i colpi della concorrenza «low cost», Bialetti Industrie, che ha già chiuso in India e oltre a Coccaglio mantiene stabilimenti anche in Turchia e Romania, spiega di voler perseguire un nuovo modello di business integrato Italia-estero che consentirebbe di mantenere nel Verbano Cusio Ossola solo alcune parti ad alto valore aggiunto rivolgendosi a fornitori strategici già collaudati. Ricerca, design e sviluppo verrebbero concentrati nel Bresciano.

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