In pensione a 60 anni, o quasi: ci sono due strade maestre da seguire per il pensionamento anticipato senza penalizzazioni.
Andare in pensione a 60 anni, fino a qualche anno fa, era considerato un fatto normale. Oggi, invece, è una piacevole e quasi incredibile eccezione alla regola. C’è da dire che sessantenni degli anni ’20 del terzo millennio appaiono in genere molto più giovanili, attivi e intraprendenti rispetto ai pari età di quaranta o cinquant’anni fa. L’aspettativa di vita si è allungata ed è mutata anche la società.
Fosse solo una questione di scelte, il lavorare oltre i 60 anni significherebbe avere a che fare soltanto con vantaggi. Evitando il pensionamento, si potrebbe mantenere un alto standard di attività mentale e fisica e ci si potrebbe garantire maggiore sicurezza finanziaria. Ma, allo stato attuale, una scelta non può essere. Mancano le coperture finanziarie per assicurare a tutti un minimo dignitoso e un’uscita prima di una certa soglia anagrafica.
Ma arrivare oltre i 60 anni può essere impegnativo per moltissimi lavoratori, specie per chi ha problemi di salute o ha una situazione familiare più particolare. Nel 2024, l’età per la pensione di vecchiaia è fissata a 67 anni. Esistono tuttavia opzioni di pensionamento anticipato per chi ha maturato un certo numero di anni di contributi.
Per la pensione anticipata ordinaria c’è bisogno di un’anzianità contributiva pari a 41 anni e 10 mesi per le donne e di 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Per chi ha iniziato a lavorare dopo il primo gennaio 1996, sono necessari almeno 20 anni di contributi e un assegno pensionistico pari a 2,8 volte l’assegno sociale.
Due tipi di pensione anticipata per chi ha 60 anni: quale scegliere
Con quota 103 si può andare in pensione anticipata con l’età minima di 62 anni e un’anzianità contributiva di 41. Soluzioni più vantaggiose sono previste con l’APE Sociale. Si tratta di una misura di accompagnamento alla pensione per chi svolge lavori usuranti o si trova in particolari condizioni di disagio.
Esistono infatti categorie di lavoratori che, per vie di determinate condizioni personali, possono godere anche di trattamenti previdenziali agevolati. Tali condizioni implicano problemi di salute o invalidità e permettono quindi di accedere a pensioni anticipate rispetto ai requisiti standard.
C’è quindi una pensione anticipata disponibile già a 61 anni. E poi ce n’è un’altra che permette un’uscita a 63 anni e mezzo (un riferimento variabile in base alla natura dell’invalidità). Parliamo della già citata APE sociale e della pensione di vecchiaia per invalidità pensionabile. Per la pensione anticipata per invalidità pensionabile, i requisiti includono i 61 anni di età per gli uomini o 56 anni per le donne, 20 anni di contributi versati e l’80% di invalidità specifica.
Per accedere alla pensione con l’APE Sociale a 63 anni e mezzo serve l’invalidità civile: una generica riduzione della capacità lavorativa, indipendentemente dalle specifiche mansioni svolte dal lavoratore interessato. Si può lasciare il lavoro a 63 anni e 5 mesi di età, avendo versato almeno 30 anni di contributi e con un grado di invalidità civile pari o superiore al 74%.