Oggi, se affittate, non a nero beninteso, un appartamento, pagate di tasse una somma che dipende dal vostro reddito complessivo. Se risulta sopra i 75mila euro annui, pagate sull’affitto incassato il 43 per cento, percentuale che scende in proporzione al reddito del proprietario di casa. Insomma, pagate con quella che si chiama “aliquota marginale”. Risultato: si affitta poco e si affitta a nero.
Ma domani, forse, sull’affitto incassato pagheranno tutti di tasse una percentuale fissa intorno al 20 per cento. Si chiama “cedolare secca” e dovrebbe invogliare ad affittare (ci si guadagna di più) e ad affittare non in nero. Tanto più che, se si affitta regolarmente, ci si potrà liberare dell’inquilino moroso esibendo solo un nuovo contratto ad un nuovo inquilino.
Il governo sta infatti preparando un decreto legge che mira a far emergere l’altissima evasione fiscale sugli affitti delle abitazioni; lo ha annunciato Calderoli, Ministro per la Semplificazione legislativa. Con questa nuova norma, si dovrebbe pagare un’aliquota fissa sugli affitti pari al 20 – 22 per cento.
La copertura assicura il governo sarà garantita dall’emersione del nero. Anche per l’opposizione questa è una buona notizia: «Da tempo il Pd sostiene l’utilità di questa misura» dichiara la deputata Paola De Micheli.
Cifre su quanto emergerà ancora non se ne fanno, ma assicura Calderoli che la legge sarà certamente in grado di «autofinanziarsi» grazie a questa cedolare secca. Chi oggi ha un reddito fino a 17 mila euro risparmierà fino a 700 euro l’anno, mentre chi guadagna circa 70 mila euro di euro ne risparmierà fino a 2000.
I commercialisti hanno dichiarato di essere contrari in quanto, a loro modo di vedere, questa sarebbe un’ulteriore misura a favore dei redditi di derivazione patrimoniale. Afferma Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti: «Oggi, di imposizione sostitutiva in imposizione sostitutiva, i redditi più tartassati finiscono per essere proprio quelli di puro lavoro, dipendente e autonomo, in quanto unici a non sfuggire praticamente mai alla tenaglia della progressività».
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