ROMA – Alitalia-Etihad, salta l’accordo: secondo quanto riferisce Umberto Mancini sul Messaggero gli emiri di Abu Dhabi si sono sfilati. Il governo Renzi non avrebbe le garanzie richieste da loro, in particolare sul taglio del personale, sulle rotte e sull’indebitamento.
Gli emiri avevano chiesto, tra le altri cose, nuovi collegamenti tra le stazioni dell’Alta velocità ferroviaria e l’hub di Fiumicino e limitazioni dei benefici delle low cost, oltre al taglio di 3mila posti di lavoro e all’abbattimento del debito da parte delle banche. Ma queste condizioni non sarebbero state soddisfatte, nemmeno nelle intenzioni.
Per questo la compagnia emiratina si è tirata indietro: niente offerta da 500 milioni per il 45% del capitale di Alitalia, come anticipato nei giorni scorsi.
La notizia riportata dal Messaggero, “priva di conferme ufficiali al momento in cui il Messaggero l’ha raccolta”, è filtrata proprio mercoledì 15 aprile, giorno in cui sarebbe dovuta arrivare a Fiumicino la lettera d’intenti condizionata.
Ad indispettire Etihad, scrive Mancini, sarebbe stata non solo l’indisponibilità dei soci italiani a tagliare il personale oltre alla quota indicata dall’amministratore delegato Gabriele Del Torchio, ma anche
“la ritrosia delle banche, Intesa Sanpaolo e Unicredit in primis, ad accollarsi ulteriori oneri finanziari per 400 milioni, spalmando il debito che grava sulla compagnia. Etihad avrebbe invece voluto un taglio netto col passato e conti in ordini per disegnare un futuro senza incognite. Consapevole, naturalmente, di aver il coltello dalla parte del manico e di essere senza rivali”.
Resta da vedere se si tratti di una decisione definitiva o di una tattica per ottenere quanto richiesto e magari anche condizioni migliori. Alitalia è ottimista, come anche il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Bisognerà vedere se finirà davvero bene o se andrà male come in passato con Air France.