Alitalia, governo: “Cerchiamo chi la compri unita. Da manager errori gravissimi”

Alitalia, Delrio: "Cerchiamo chi la compri unita"
Alitalia, Delrio: “Cerchiamo chi la compri unita”

ROMA  – “Cerchiamo qualcuno che compri Alitalia unita“. Lo ha detto il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, parlando a Uno Mattina dopo la decisione di commissariare la compagnia con 600 milioni di prestito ponte. “E’ un prestito oneroso – ha aggiunto Delrio – lo Stato conta di rientrare, ma soprattutto contiamo di trovare un compratore che mantenga il valore dell’azienda il più possibile intatto, cioè l’azienda unita e non spezzettata”. Il compito dei commissari, ha precisato, è di “risanare e anche trovare un potenziale compratore”.

Il ministro ha inoltre spiegato che questa fase dell’amministrazione straordinaria “è obbligata, perché nel momento in cui l’azienda la chiede, il Governo è obbligato a darla. L’amministrazione straordinaria significa che i commissari hanno il compito di ristrutturare l’azienda e di mantenere i diritti dei passeggeri a volare: chi ha prenotato aerei e chi vuole continuare a prenotare Alitalia potrà farlo tranquillamente. Quindi garantiamo i voli e garantiamo le connessioni”, ha detto Delrio, aggiungendo che così si “garantisce anche l’occupazione, perché la liquidazione in pochi giorni avrebbe significato mettere in difficoltà migliaia di famiglie”.

Ma non è certo una garanzia. Quello che un potenziale compratore di Alitalia imponga tagli ancora più drastici di quelli chiesti dal precedente piano industriale “è uno dei rischi potenziali”, ha precisato il ministro spiegando che “per questo il Governo, pur non essendo parte in causa, perché la compagnia non è di proprietà dello Stato, si è fatto parte attiva per cercare” la mediazione poi bocciata con il referendum.

Per Delrio le richieste avanzate in passato dal management di Alitalia erano scusanti. “Già da un anno a questa parte ci sembrava che le polemiche sulle low cost o la mancanza di alcuni piani per il turismo specifici fossero semplicemente delle scusanti per non vedere quello che stava succedendo”. E ha aggiunto: “Non si può pensare che la mancanza di uno stanziamento di 10 milioni per una promozione turistica determini una perdita di 600 milioni in una compagnia aerea, mentre tutte le altre stanno guadagnando”.

E’ evidente, ha concluso, “che c’è qualcosa di diverso, ci sembrava francamente che qualcuno stesse trovando delle scuse”. Il ministro ha sottolineato che il “Governo ha fatto nel 2014 quello che doveva fare” accompagnando l’accordo con Etihad, ma poi nella strategia aziendale anziché mettere più aerei sulle rotte intercontinentali, “hanno mantenuto un orizzonte molto sbagliato, molto italiano pensando così di difendersi dalle low cost. Noi non potevamo fare una protezione di mercato”.

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