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Alitalia, Lufthansa chiede “significativi tagli al personale” prima dell’accordo

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Alitalia, Lufthansa chiede “significativi tagli al personale” prima dell’accordo

ROMA – Lufthansa detta le condizioni per rilevare Alitalia e chiede una ristrutturazione prima di un accordo per acquistarla. La richiesta è contenuta in una lettera del ceo Carsten Spohr al ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.

“Pur riconoscendo le preziose misure adottate fino ad oggi sotto la guida dei commissari, crediamo fermamente che resti una considerevole mole di lavoro da fare prima che Lufthansa sia nella posizione per entrare interamente nella successiva fase del processo”, scrive Spohr, secondo cui la “Nuova Alitalia” ristrutturata sarà più piccola per personale e flotta.

La ristrutturazione di Alitalia chiesta da Lufthansa è da collocarsi in una fase successiva all’eventuale firma di un impegno di acquisto, come avviene in questo tipo di acquisizioni: prima, infatti, deve avvenire il ‘signing’, ovvero il pre-accordo che impegna il potenziale acquirente ad acquistare; successivamente dopo il via libera dell’Antitrust potrà partire la ristrutturazione, che sarà fatta in base alla negoziazione raggiunta tra le parti; a questo punto si potrà passare al closing, cioè il perfezionamento dell’accordo di acquisto.

Secondo indiscrezioni rilanciate dall’Ansa, Lufthansa sarebbe pronta a sborsare 300 milioni ma chiede garanzie precise, dal risanamento ai diritti del personale di volo. Nell’offerta dei tedeschi ci sarebbero inoltre duemila esuberi sugli 8.400 dipendenti della parte ‘Aviation’ di Alitalia.

Critici i sindacati. “La ristrutturazione chiesta da Lufthansa è importante. Queste sono parole che come rappresentanti dei lavoratori e a difesa del lavoro e dell’occupazione del nostro Paese non possiamo ascoltare e tantomeno accettare”, ha fatto sapere il segretario nazionale della Fit Cisl, Emiliano Fiorentino, definendo “poco confortante” il fatto che Lufthansa abbia scritto al ministro Calenda per chiedere una ristrutturazione “significativa” di Alitalia. “Siamo certi che anche il nostro Governo, dopo aver investito molto per il risanamento della compagnia, sia in risorse umane che economiche – aggiunge – non prenderà in considerazione tali richieste. Altresì ci auguriamo che il Governo farà meglio comprendere che acquistare una parte delle quote della nostra compagnia aerea è sicuramente una grande opportunità di crescita e sviluppo per tutti, che non può essere ricondotta a una mera operazione speculativa”.

Intanto sul prestito ponte da 600 milioni che il governo italiano ha concesso ad Alitalia ad aprile 2017, esteso ad ottobre di altri 300 milioni, è finito nel mirino della Unione europea dopo i molti reclami presentati dai maggiori concorrenti, convinti che non rispetti le condizioni di mercato. E che comporti quindi una violazione delle regole Ue sugli aiuti di Stato.

 

L’antitrust europeo non era finora intervenuto sul prestito ponte, prendendo nota di quanto affermato dal governo italiano, ovvero che gli aiuti erano stati concessi agli stessi termini del mercato. In questo caso, il governo non è obbligato a notificare gli aiuti a Bruxelles. Ma dopo il numero elevato di reclami ricevuti, la Commissione sarà costretta ad aprire un’indagine per valutarne la compatibilità con le regole europee sulla concorrenza. Cioè per capire se Alitalia sia stata avvantaggiata rispetto ai suoi concorrenti.

Per questo si aspetta ora una notifica da parte italiana, che comunque non pregiudicherebbe l’esito dell’indagine: gli aiuti concessi potrebbero quindi essere giudicati legittimi. Come successo con Air Berlin: a metà agosto aveva notificato alla Ue il prestito ponte da 150 milioni, a cui Bruxelles ha dato il via libera a settembre.

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