ROMA – Trattativa interrotta, nessun appuntamento per riprenderla e stallo su tutta la linea. Nella notte tra il 15 e il 16 luglio, quando l’accordo sembrava a un passo, scende all’improvviso il gelo tra Alitalia e Sindacati.
Una frenata improvvisa che arriva proprio nel giorno in cui il Ceo di Etihad, James Hogan, arriva a Roma per una conferenza stampa. Doveva presentare un nuovo volo tra la Capitale e Abu Dhabi ma probabilmente era già pronto per parlare ai cronisti di un accordo raggiunto e di una firma per il 25 luglio.
Invece Hogan è costretto a spiegare che sì, l’accordo per ora prevede tagli ma poi produrrà lavoro. Dice una cosa tanto vera quanto dolorosa, il ceo di Etihad, ovvero che la gestione dissennata del passato non è colpa di chi subentra:
“Dobbiamo ridurre il numero dei dipendenti, abbiamo un nostro piano ma in futuro ci saranno nuove opportunità di lavoro nella compagnia. Non posso essere responsabile per il passato”.
Sullo stallo della trattativa, invece, Hogan ostenta ottimismo: dice che si continua a trattare, che l’accordo è vicino e che si potrà chiudere entro fine mese.
La cronaca della notte passata, però, racconta un’altra storia. Alle due del mattino, infatti, i sindacati hanno preso armi e bagagli e si sono alzati dal tavolo della trattativa. Senza nessun appuntamento per riprenderla, come precisano in uno scarno comunicato trasmesso alle agenzie dove si legge, tra le altre cose che le associazioni di categoria che rappresentano il personale navigante, Anpac, Anpav, Avia, parlano di una “situazione di stallo su tutti i tavoli”.
Una svolta improvvisa visto che, fino alla serata di ieri, filtrava ottimismo su un possibile pre accordo da chiudere già in nottata perché, spiegavano fonti sindacali, “sono stati affrontati tutti i temi”.
Ancora non chiaro il motivo dello stop. I sindacati, del resto, si erano già divisi sul nodo esuberi. L’accordo trovato dal governo (su 2251 dipendenti in eccedenza, 616 ricollocati nel perimetro aziendale, 681 esternalizzati entro il 31 dicembre prossimo, 954 posti in mobilità ma con la sperimentazione dei contratti di ricollocamento) non piaceva alla Cgil.
Il ministro Maurizio Lupi, però, ancora nella mattinata del 16 tira dritto: “Se la Cgil dice no all’accordo quadro firmato dagli altri sindacati, resta” comunque “valido e si andrà avanti”. Al momento, però, non si vede su quali basi.