Problemi con la finestra mobile: i pensionati dovranno rimanere per ben 7 mesi senza assegno previdenziale.
E in alcuni casi l’attesa potrebbe arrivare fino a 9 mesi. La finestra mobile è un periodo di attesa, di per sé sempre variabile, che intercorre tra il momento in cui il lavoratore matura i requisiti per la pensione (cioè anagrafici e contributivi) e la data di decorrenza effettiva del trattamento pensionistico. Detta ancora più facile: è il ritardo con cui l’assegno della pensione arriva nelle tasche dell’interessato dopo che questi ha raggiunto tutti i requisiti per lasciare il lavoro.
E quello della finestra mobile è uno dei problemi tipici dei canali di uscita anticipati. Quando si parla di quota 103, per esempio, si evoca in automatico anche una lunga e snervante attesa. Oppure, per essere un po’ meno vaghi, si chiamano in causa penalizzazioni o svantaggi: vincoli che rendono la possibilità di uscita anticipata poco conveniente. Nelle ultime settimane si è discusso parecchio dell’insuccesso di quota 103. Pochissimi lavoratori hanno infatti scelto di aderire alla misura, pur avendone diritto. E non stupisce. C’entra anche l’attesa di cui stiamo parlando.
Con quota 103, l’assegno pensionistico viene calcolato interamente con il sistema contributivo, cosa che comporta un chiaro svantaggio rispetto al sistema misto contributivo-retributivo. Inoltre, fino al 2023, con questo canale di uscita, i lavoratori hanno dovuto fare i conti con un ingestibile allungamento della finestra mobile, ovvero con tempi di attesa arrivati fino a 18 mesi.
Proprio per risolvere queste criticità il Governo ha provato a cambiare la finestra temporale della quota. La riforma previdenziale dell’ultima legge di Bilancio ha dunque introdotto alcune novità sui tempi di attesa del pagamento del primo assegno da parte dell’INPS. Novità positive? Be’, non proprio… Da quest’anno, e per chi matura il diritto a quota 103 entro il 31 dicembre 2024, cambieranno i tempi di attesa del primo assegno INPS. In meglio o in peggio?
Verranno smussati gli estremi, ma in media la situazione appare peggiore rispetto al passato, dato che ora occorrono 7 mesi per i lavoratori del settore privato e ben 9 mesi per quelli del pubblico impiego. Questo significa dover aspettare come minino 7 mesi prima di vedere arrivare il primo pagamento della pensione sul proprio conto.
Un lavoratore statale sessantatreenne che ha raggiunto il requisito contributivo a luglio 2024 otterrà l’assegno della pensione solo dal primo maggio 2025. Invece, un lavoratore autonomo o dipendente del settore privato che maturerà i 41 anni di contributi sempre a luglio 2025 comincerà a incassare da marzo 2025. Quindi, per tirare avanti, bisogna continuare a lavorare.
La situazione è simile per tutte le altre pensioni anticipate. Cambia qualcosa in meglio solo per le pensioni anticipate contributive a 64 anni (con almeno 20 di contributi). In questo caso, la finestra mobile è di 3 mesi. Per non aspettare, l’unico trattamento da “inseguire” è quello della pensione ordinaria. In quel caso lì, per legge, la pensione decorre dal primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti. Come chiunque, in fondo, si aspetta che sia.
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