Presto, per risolvere delle pendenze fiscali, il fisco potrà bloccare gli stipendi (per una parte) di alcuni lavoratori dipendenti.
Una controversa misura allo studio del Governo spaventa gli italiani. Per recuperare maggiori risorse, lo Stato pensa che sia inevitabile inasprire la lotta all’evasione fiscale. E, fin qui, nulla di male o di così preoccupante. Ma dato che è difficile scovare i grandi evasori o limitare quelli sistematici, l’esecutivo reputa a rifarsi sui lavoratori dipendenti. Nella nuova legge di bilancio, spunta infatti una misura che prevede il blocco di una parte degli stipendi dei dipendenti in caso di pendenze fiscali.
C’è una soglia precisa per la trattenuta, e non tutti i lavoratori dipendenti saranno attaccabili dal fisco. E, in effetti, la novità potrebbe anche incentivare molti contribuenti a regolarizzare le loro pendenze fiscali, contribuendo così a ridurre l’evasione. A preoccupare, però, è l’impatto reale che la novità potrebbe avere sui dipendenti che versano in difficoltà economiche o che devono tirare avanti con uno stipendio che basta solo per affitto, spesa e bollette. Non è nemmeno escluso che la misura potrebbe portare a un aumento dei contenziosi legali, con diversi dipendenti che proveranno a contestare la trattenuta sullo stipendio.
Insomma, l’iniziativa potrebbe risultare utile nel breve termine, per dar modo al fisco di recuperare i propri crediti, ma non si può sottovalutare l’insieme degli effetti, di certo negativi, che pioveranno addosso ai già tartassati lavoratori. La novità normativa è stata introdotta nel disegno di legge di bilancio 2025, ma entrerà in vigore solo nel 2026. Come anticipato, si tratta di una misura finalizzata a rafforzare la lotta all’evasione fiscale. E, nella fattispecie, si presenta come un via libera al fisco per poter trattenere parte degli stipendi dei dipendenti pubblici che hanno debiti fiscali non saldati.
La trattenuta sullo stipendio si applica quindi ai dipendenti pubblici con debiti fiscali superiori a una certa soglia. Il limite minimo è di 5.000 euro. Ora bisogna però capire se la novità inclusa nel testo del disegno di legge di Bilancio sarà davvero confermata e se, di conseguenza, scatterà come da programma 2026.
La norma prevede che la parte dello stipendio bloccata varierà in base al reddito del dipendente. Secondo la bozza, si potrebbe cominciare ad applicare la trattenuta sui redditi mensili che superano i 2.500 euro. Con il piano di bloccare ogni mese una parte dell’assegno, fino al saldo completo del debito. Sempre secondo la bozza, potrà essere pignorato non più di un settimo della busta paga.
Si stima che circa 250.000 dipendenti pubblici potrebbero essere coinvolti in questa misura, con un potenziale recupero di 36 milioni di euro già nel 2026. Il problema è che anche chi percepisce uno stipendio di 1.500 euro al mese, con la tredicesima, supererà la soglia dei 2.500 euro in busta paga. E così, a dicembre, anche chi ha un salario più basso potrebbe essere attaccabile dal fisco.
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