Alle banche italiane mancano 14,7 miliardi: pesano i Btp

ROMA – La temuta scure e' arrivata e, sebbene si tratti di una stima preliminare e forse non rifletta il fabbisogno che verra' effettivamente richiesto, per le banche italiane lo scotto e' pesante e pari a 14,7 miliardi di euro che mancano all'appello, con la parte del leone che la fa Unicredit per 7,37 miliardi di euro. Cifra che, avvisa la Banca d'Italia, ''va considerata solo indicativa del fabbisogno di capitale'' in attesa dei dati finali di novembre .

Dopo il vertice europeo di Bruxelles, i calcoli dell'Eba, l'autorita' di vigilanza hanno considerato, come paventato dal sistema bancario nazionale, i titoli di stato dell'eurozona a valore di mercato. Si svalutano cosi' il loro valore e si abbattono gli indici Tier1 delle banche, specie italiane e spagnole, sotto la fatidica soglia del 9%. Meno colpite quelle francesi e tedesche per 8,8 e 5,2 miliardi visto che nel computo sono inclusi solo i titoli di stato e non l'esposizione generale (anche impieghi a famiglie e imprese) verso i paesi a rischio, molto piu' alta per gli istituti di Parigi e Berlino.

Le banche italiane sono infatti penalizzate dalla larga quota di titoli di stato in portafoglio, acquistati proprio in un'ottica prudenziale e che ora si rivelano invece fonte di perdite, seppure potenziali. La Banca d'Italia e gli stessi cinque istituti coinvolti (Unicredit, Intesa Sanpaolo Mps, Ubi e Banco Popolare) avvisano che le indicazioni sono solo preliminari e che potrebbero essere usati strumenti di contingent capital. Si vedra' cosi' se saranno considerati anche degli strumenti di tipo convertibile come i Cashes, i fresh o altri asset in grado di ridurre notevolmente il conto. Il dialogo con la Vigilanza e l'Eba e' in corso.

Per Unicredit cosi' il buffer individuato passerebbe dalla cifra monstre di 7,37 miliardi a 4,39 miliardi vicino a quella ipotesi di aumento di capitale da 5 miliardi su cui punta il mercato e di cui ha parlato lo stesso sindaco di Verona, Flavio Tosi. Unicredit attende peraltro anche dal G20 se sara' considerata o meno banca sistemica con livelli di capitale ancora maggiore. Chi invece esce indenne dalle stime Eba e' Intesa Sanpaolo, il cui Tier1 viaggia al 10,2% e quindi anche dopo la sforbiciata sui titoli di stato si attesterebbe al 9,2%. Per Mps invece il capitale richiesto e' di 3 miliardi che scenderebbe a zero considerando i convertibili.

Il sistema bancario italiano quindi, che gia' durante la giornata del risparmio aveva difeso la propria virtuosita' difendendo la scelta di aver acquistato Btp in quantita', attende le indicazioni di novembre dall'Eba per poter poi predisporre i piani di rafforzamento. A rischio ci sono i dividendi e un ulteriore massiccio impegno delle fondazioni, soci forti delle banche italiane e gia' in difficolta'. Il governatore uscente Draghi nel suo ultimo discorso proprio all'Acri ha comunque avvisato il sistema a essere pronto a questa nuova sfida e le fondazioni a fare come altre volte la propria parte.

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