In Europa, le importazioni di gas naturale russo via tubo sono aumentate: che cosa sta succedendo? Le sanzioni non funzionano?
L’Unione Europea continua a cercare strategie utili per ridurre la dipendenza dal gas russo. Ma dopo il taglio doloroso delle importazioni di gas e petrolio russi dall’inizio della guerra con l’Ucraina (a cui è seguita una lunga crisi energetica, con rialzi generalizzati delle bollette), le importazioni di gas dal Paese di Putin sono tornate a crescere.
Secondo le ultime stime, da gennaio a settembre 2024 sono entrati in UE circa 3 Gm3 di gas russo. Un dato che segna un +11% rispetto ai numeri registrati allo stesso periodo del 2023. E tutto ciò a fronte di un incremento della corrispettiva domanda di 4,3 Gm3 (dato pari al +4% rispetto allo stesso periodo del 2023). E nel nostro Paese? Secondo i dati del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, solo nel primo semestre del 2024, le importazioni italiane di gas naturale russo sono state quasi 3,5 Gm3 (oltre 35,2 Gm3 il totale importato nel periodo). Ciò significa che le importazioni sono cresciute più del 50%.
Così la Russia è tornata a essere il secondo fornitore ufficiale di gas in Europa dopo gli Stati Uniti (lo scorso anno la posizione era stata occupata dal Qatar). E il gigante Gazprom può festeggiare: il maggior esportatore russo via tubo in UE ha più che triplicato il proprio utile netto, che ha già trasceso gli 11 miliardi di dollari.
Perché, malgrado le sanzioni, le importazioni di gas russo tornano a crescere in Europa
Sappiamo che l’approvvigionamento russo via tubo è stato possibile principalmente grazie al maggior utilizzo del gasdotto Turkish Stream. La crescita stimata è del 35%. Ha poi contributo anche il transito ucraino (con un +22%). Quindi, nonostante le importazioni di gas naturale russo in UE siano inizialmente crollate dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, l’obiettivo di emanciparsi totalmente dal gas russo entro il 2027 appare oggi impossibile.
O almeno ci sono troppe difficoltà. La vera discriminante, oggi, è il prezzo. La Gazprom sta infatti offrendo sconti del 10% sul gas, rendendolo la materia prima russa molto più competitiva rispetto a tutte le altre fonti disponibili. Inoltre, nonostante le sanzioni, il gas russo non è ancora bandito in Europa, a differenza del greggio e dei prodotti raffinati russi.
Con una nuova stagione fredda alle porte, in Europa sarà complicato ridurre ulteriormente le importazioni di gas russo senza compromettere la sicurezza energetica degli Stati. Per questo, anche se l’Ucraina non dovesse rinnovare le concessioni alla Russia per il passaggio del gas, l’UE potrebbe comunque continuare a commerciare con Putin attraverso la Turchia. Per alcuni Paesi è impossibile fare altrimenti. Austria, Ungheria e Slovacchia, nazioni senza sbocchi sul mare, non hanno alcuna possibilità materiale di implementare terminali off-shore per importare direttamente GNL…
C’è di più: vietando l’ingresso del gas russo, l’UE potrebbe trovarsi costretta a comprare gas da altri Paesi che comunque lo prendono dalla russa, rivendendolo come proprio, a prezzo maggiorato. Un’assurdità.