Forse qui le cose non stanno andando proprio meravigliosamente, come qualcuno, lassù al governo, si ostina a ripetere da tempo. “Stiamo facendo la storia” ha detto Giorgia Meloni qualche tempo fa. Un po’ come quando Luigi Di Maio, dal balcone, sentenziò: “Abbiamo abolito la povertà”.
Ma qui, nel Paese reale, frasi roboanti a parte, i numeri continuano a mostrare uno scenario impietoso e tragico.
Per esempio, secondo il quinto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid in Italia, non su Marte, nel 2023 ben 500mila persone in più, rispetto al 2022, sono entrate nella cosiddetta “povertà alimentare”. Tanto che gli italiani che possiamo inserire in questa fascia sono arrivati a 4,9 milioni. L’8,4% della popolazione over 16, si legge, non può neanche permettersi un pasto completo ogni due giorni.
Sono 2,9 milioni invece gli italiani che non possono mangiare fuori casa con parenti o amici almeno una volta al mese. Tradotto: il 5,8% degli italiani sopra i 16 anni.
L’aumento recente, spiegano dall’associazione, è un’inversione di tendenza dopo anni di calo. A salire del 40% sono anche gli aiuti alimentari distribuiti negli ultimi 5 anni.
Il rapporto
“I numeri della povertà alimentare in Italia a partire dalle statistiche ufficiali”. La deprivazione alimentare materiale significa l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni; quella sociale è il non potersi permettere di mangiare fuori casa con amici o parenti almeno una volta al mese. In Italia, tra il 2019 e il 2022, la deprivazione alimentare materiale era scesa dal 9,9% al 7,5%, mentre quella sociale dal 6,9% al 4,8%, un risultato a cui hanno contribuito le misure come il Reddito di cittadinanza. Tuttavia, nel 2023, la loro diffusione è aumentata di circa 1 punto percentuale, raggiungendo l’8,4% – 4,9 milioni di persone sopra i 16 anni – per la deprivazione materiale e per quella sociale il 5,8% – 2,9 milioni di italiani. Ciascuna voce sale di circa 500mila unità: nel 2022 erano stati infatti 4,37 milioni (il 7,5% della popolazione con almeno 16 anni di età) per la deprivazione materiale, mentre erano 2,4 milioni (4,8%) per quella sociale. Tra il 2019 e il 2023, il numero di chi riceve aiuti alimentari Fead (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) tramite enti del terzo settore dislocati in tutta Italia è aumentato del 40%, passando da 2,08 milioni a quasi 2,91 milioni di beneficiari (dati del ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro). L’incremento ha riguardato tutte le Regioni ad eccezione del Friuli-Venezia Giulia dove il dato è stabile”.
La classifica città per città
A guidare la classifica assoluta 2023 per aiuti distribuiti è Roma con 152.572 persone, segue Palermo con 115.796, al terzo posto Catania con 81.699; al quarto posto Napoli e i suoi 73.609 beneficiari, Milano è quinta con 62.157. Nel 2023, le città di Catania (27,4%), Reggio Calabria (18,5%) e Palermo (18,4%) presentano i tassi più elevati di beneficiari rispetto alla popolazione residente.
“Sebbene gli aiuti alimentari siano aumentati – commenta Roberto Sensi, Responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia – soprattutto a seguito della pandemia, rimangono una risposta necessaria ma insufficiente ma pur affrontando le emergenze, non riescono a risolvere le cause strutturali della povertà alimentare. Per questo è urgente rinnovare le politiche di contrasto, affiancando agli aiuti materiali nuove strategie di intervento. È fondamentale implementare un sistematico monitoraggio a livello locale che non si limiti alla dimensione economica dell’accesso al cibo, ma consideri anche aspetti come la socialità, le relazioni e il benessere fisico ed emotivo delle persone”.