PIACENZA – Uno sciopero nel giorno del Black Friday, ovvero quello successivo al Ringraziamento, in cui, per tradizione, negli Stati Uniti ma ormai anche in Italia si fanno i saldi pre-Natale. E proprio per quella giornata i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno indetto una agitazione al centro Amazon di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, dove lavorano circa 4mila persone.
I dipendenti chiedono un miglior trattamento economico. Nel centro piacentino, aperto dieci anni fa con un centinaio di dipendenti, lavorano oggi duemila impiegati con contratto a tempo indeterminato e altrettanti con contratti di lavoro somministrato per affrontare i picchi di lavoro. Lo sciopero comincerà con il turno mattutino di venerdì e terminerà con l’inizio dello stesso turno di sabato.
“Non c’è stata da parte di Amazon Italia – denunciano i sindacati – alcuna apertura concreta all’aumento delle retribuzioni o della contrattazione del premio aziendale, considerando anche la crescita enorme di questi anni. I ritmi lavorativi non conoscono discontinuità, le produttività richieste sono altissime e il sacrificio richiesto non trova incremento retributivo oltre i minimi contrattuali”.
Nel documento sottoscritto dai sindacati per motivare lo stop al lavoro si legge: “I soldi da distribuire ci sono, le produttività richieste sono altissime e il sacrificio ulteriore richiesto (straordinari obbligati, lavoro notturno ormai strutturale e nel periodo di picco organizzato su 6 giorni la settimana, lavoro domenicale) non trova incremento retributivo oltre i minimi del contratto nazionale. Anche un premio “una tantum” per il picco natalizio ha trovato un no deciso”.
Attualmente i magazzinieri che lavorano a Castel San Giovani, inquadrati con il contratto del commercio e impegnati su tre turni di lavoro (6-14, 14.30-22.30, 23-6) guadagnano tra i 1.100 e i 1.200 euro netti al mese per 14 mensilità.
Lo sciopero cadrà in un giorno delicato per Amazon. L’anno scorso il colosso dell’e-commerce nelle 24 ore del Venerdì Nero ha ricevuto 1,1 milioni di ordini, il più alto numero mai registrato. Quest’anno l’appuntamento è a rischio.