Amazon come Google e Apple: presunta evasione fiscale per 130 mln

Amazon come Google e Apple: presunta evasione fiscale per 130 mln
Amazon come Google e Apple: presunta evasione fiscale per 130 mln

MILANO – Dopo Google e Apple anche Amazon finisce nel mirino del Fisco italiano. Il colosso dell’e-commerce statunitense è accusato di aver evaso le tasse per 130 milioni di euro in cinque anni. La Guardia di Finanza di Milano ha accertato una presunta evasione fiscale nel quinquennio fino al 2014, su un giro di affari da 2,5 miliardi di euro. Fino al 2015 Amazon aveva il Lussemburgo come sede legale.

L’inchiesta della Procura milanese è scattata più di un anno fa quando si era saputo che un manager della filiale lussemburghese era finito nel registro degli indagati. La notizia è stata anticipata dal quotidiano la Repubblica e confermata da fonti qualificate. La Gdf, da quanto si è appreso, ha redatto un cosiddetto “processo verbale di costatazione”.

Nell’inchiesta coordinata dal pm Adriano Scudieri e dal procuratore Francesco Greco, è stato ipotizzato il reato di omessa dichiarazione dei redditi e gli inquirenti si sono concentrati sull’attività della filiale del Lussemburgo dove, secondo l’ipotesi, con un meccanismo fotocopia oramai assodato dalla magistratura milanese anche per altri giganti dell’hi tech (tra cui Apple, Google e Facebook) sarebbero stati contabilizzati i profitti realizzati in Italia in modo da aggirare il fisco.

La cifra contestata al colosso dell’e-commerce con base a Seattle, come presunta evasione fiscale farebbe riferimento a cinque anni, tra il 2009 e il 2014, ed è stata accertata nell’ambito del cosiddetto processo verbale di costatazione, una sorta di relazione conclusiva della Gdf che è stata trasmessa in Procura nelle scorse settimane in vista di un eventuale chiusura della indagini, ma anche all’Agenzia delle Entrate che potrebbe poi emanare un avviso di accertamento fiscale nell’ambito di un contenzioso tributario.

Per quanto riguarda, invece, gli altri fronti delle indagini milanesi e in particolare il caso Apple, lo scorso ottobre aveva patteggiato 6 mesi convertiti in 45 mila euro di multa Michael O’Sullivan, legale rappresentante della Apple Sales International, con sede in Irlanda. O’Sullivan rispondeva di omessa dichiarazione dei redditi così come altri due manager italiani per i quali, però, i pm hanno avanzato un’istanza di archiviazione.

La richiesta di patteggiamento, con l’accordo dei pm, era arrivata soltanto dopo che il colosso di Cupertino, nel dicembre 2015, aveva chiuso il contenzioso tributario con l’Agenzia delle Entrate, versando al Fisco circa 318 milioni di euro. L’ipotesi era omesso versamento dell’Ires per un totale di circa 879 milioni di euro in cinque anni.

Nel febbraio 2016, invece, la Procura milanese ha tirato  le fila dell’inchiesta che riguarda Google accusata, secondo i calcoli del Nucleo tributario della Gdf, di aver sottratto all’Erario italiano, tra il 2009 e il 2013, redditi imponibili per circa 227 milioni di euro, grazie ad uno schema elusivo che coinvolge una serie di società dislocate tra Irlanda, Paesi Bassi e Bermuda. Il pm Isidoro Palma ha chiuso le indagini a carico di 5 manager (due irlandesi, un inglese, un americano e un cittadino di Taiwan) del gruppo di Mountain View, ai quali però ha potuto contestare, come penalmente rilevante, solo un mancato versamento dell’Ires, l’imposta sui redditi delle imprese, relativa a un imponibile di 98,2 milioni di euro.

Da tempo è aperto il contenzioso tributario tra Google e l’Agenzia delle Entrate e potrebbe chiudersi nei prossimi giorni con un maxi-versamento, come accaduto per Apple. Inoltre, in Procura sono aperti fascicoli anche su Facebook e Western Digital.     

Dal canto suo Amazon fa sapere di aver sempre pagato “tutte le imposte che sono dovute in ogni Paese in cui opera. Le imposte sulle società sono basate sugli utili, non sui ricavi, e i nostri utili sono rimasti bassi a seguito degli ingenti investimenti e del fatto che il business retail è altamente competitivo e offre margini bassi”.

Il colosso inoltre sottolinea: “Abbiamo investito in Italia più di 800 milioni di Euro dal 2010 e attualmente abbiamo una forza lavoro a tempo indeterminato di oltre 2.000 dipendenti“.

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