Amazon, tasse “eluse” grazie alla sede in Lussemburgo?

Anche Amazon accusata di elusione fiscale (Foto Lapresse)

LONDRA – Oltre ad Apple, Google, Microsoft e Facebook anche Amazon è stata accusata di eludere il fisco. Come? Pagando le royalties sui brevetti e gli oneri di vendita alla filiale lussemburghese.

A fare le spese dei metodi di elusione come il “panino olandese” e il “doppio irlandese” è soprattutto il Regno Unito. Google, per esempio, nel 2010 ha versato alle casse di Londra solo 238.000 sterline su un giro d’affari di 175 milioni di sterline. Analogamente Amazon ha pagato tasse per 517.000 sterline su 147 milioni di ricavi, Facebook 396.000 sterline su 15,2 milioni di entrate. Un po’ più ligia Appple, che ha pagato sei milioni di sterline di tasse su un giro d’affari da 69 milioni.

Amazon è un’azienda di Seattle, ma si appoggia su una sede in Lussemburgo, la Amazon EU Sarl, proprietaria del sito inglese. Lo scorso 12 novembre è finita davanti alla Commissione parlamentare dei Conti pubblici di Londra.

Per evitare di pagare la “corporation tax”, Amazon ha fatto registrare agli occhi del fisco inglese solo le operazioni di spedizione, mentre le vendite dal sito amazon.co.uk, con i relativi introiti, fanno capo alla succursale in Lussemburgo, e quindi soggetti a quel fisco.

Così nel 2010 la sede del Lussemburgo ha contabilizzato ricavi per 7,5 miliardi di euro, mentre la controllata inglese nemmeno 150 milioni di sterline. Questo nonostante le transazioni via web abbiano fruttato 2,3 miliardi. E tutto questo nel rispetto della legge.

 

 

 

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