Si fa presto a parlare di “Allarme climatico“, “manteniamo il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi”, “aiutiamo i Paesi più vulnerabili “, “ attenzione perché i fenomeni meteorologici estremi ormai si manifestano quotidianamente “,”piogge e inondazioni da record e perdite di vite umane “, “facciamo una bella conferenza Onu sul clima con i Grandi della Terra”. Morale: buone le intenzioni, pessimo il risultato. D’accordo, l’Onu il summit mondiale lo ha organizzato a Baku in Azerbaigian, ha pianificato addirittura 12 giorni di lavori ma ha fatto i conti senza l’oste. Al via (lunedì 11 novembre) attorno al tavolo c’erano centinaia di sherpa, funzionari impettiti, esperti tuttologi. Per carità, gente che se ne intende ma non decide. Per loro il raduno è poco più di una scampagnata sulle rive del Mar Caspio. L’occasione tuttalpiù per visitare il Museo del Tappeto o il Palazzo degli Shirvansahah, il più importante monumento nella città vecchia della capitale. Assenti i leader principali, il che rende impossibile concordare una riduzione delle emissioni.
A Baku non si sono viste né la Cina, impegnata a venderci strumenti green come i pannelli fotovoltaici e le auto elettriche. Non c’era l’India, Paese tra i più inquinanti del Pianeta; assente anche l’Europa perché Ursula ha declinato l’invito impegnata con la nuova Commissione, e alle prese proprio con le scadenze green che dividono partiti e partner UE “tra talebani dell’ambiente e resilienti del buon senso” (copyright Gabriele Canè).
Il neo presidente degli Stati Uniti aveva promesso in campagna elettorale che se fosse stato eletto sarebbe nuovamente uscito dall’accordo di Parigi come già fece nel 2016, al tempo del suo primo mandato. Trump ha anche minacciato di uscire del tutto dalla convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, cioè l’Unfcc, quella che organizza le Coop ( 29 conferenze). Brutto segno.
Anche la Russia, che inquina il 5% del totale, si è tirata fuori a causa della guerra in Ucraina. Lo zar snobba la conferenza di Baku al pari dell’indiano Modi, del cinese Xi, del brasiliano Lula e del francese a Macron. Eppure le emissioni mondiali continuano a crescere e a preoccupare. L’anno scorso hanno raggiunto le 57,1 milioni di tonnellate (+51% rispetto al 1990) e così le concentrazioni di Co2 ( il principale gas serra in atmosfera). Concludendo, Baku è un fallimento annunciato, oltretutto non si fisseranno nuovi impegni di riduzione delle emissioni, che saranno proposti solo dal febbraio 2025 tra l’altro in maniera volontaria. Campa cavallo.
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