Dal 3 luglio 2024, in tutta l’Unione Europea, le bottiglie di plastica fino a tre litri dovranno avere tappi che non si staccano. Questa normativa, parte della direttiva europea 2019/904, mira a ridurre l’inquinamento da plastica e a promuovere un’economia più circolare.
La decisione di rendere obbligatori i tappi attaccati alle bottiglie è in linea con l’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, che promuove la riduzione dei rifiuti e la sostenibilità ambientale. I tappi rappresentano una parte significativa dei rifiuti plastici che inquinano mari e spiagge. Sono tra i primi cinque oggetti più trovati durante le operazioni di pulizia delle spiagge. L’obiettivo principale della direttiva è quindi evitare che questi piccoli ma numerosi pezzi di plastica finiscano nell’ambiente.
Uno dei maggiori vantaggi dei tappi attaccati alle bottiglie è la riduzione dei rifiuti dispersi nell’ambiente. Secondo la Commissione Europea, i tappi di plastica sono tra i rifiuti più frequenti sulle spiagge dell’UE. Ridurre il numero di tappi dispersi significa meno plastica negli oceani, dove può danneggiare la fauna marina.
Inoltre, mantenere il tappo attaccato alla bottiglia potrebbe facilitare la raccolta e il riciclo delle bottiglie di plastica. La direttiva UE ha obiettivi ambiziosi: entro il 2025, gli Stati membri devono riciclare il 77% delle bottiglie di plastica monouso, con un aumento al 90% entro il 2029. I tappi attaccati possono rendere questo processo più efficiente.
Nonostante i benefici ambientali, l’implementazione dei tappi che non si staccano ha incontrato diverse critiche. Molti consumatori trovano questi tappi svantaggiosi e scomodi. Una teoria “sfruttata” anche da Matteo Salvini che, durante la campagna elettorale, ha ironizzato sulla difficoltà di bere da una bottiglia con il tappo attaccato, definendo la misura come una “eco-follia” di Bruxelles. Anche Carlo Calenda ha risposto ironicamente, suggerendo che l’uso corretto di questi tappi non dovrebbe essere così complicato.
Un’altra critica riguarda il processo di riciclo. Sebbene la direttiva non imponga che tappi e bottiglie debbano essere riciclati insieme, esiste la preoccupazione che i diversi materiali di cui sono fatti (PET per le bottiglie e HDPE per i tappi) possano contaminare il materiale riciclato. Tuttavia, tecnologie di selezione ottica avanzata possono separare efficacemente questi materiali all’inizio del processo di riciclo.
Per rispettare la nuova normativa, le aziende produttrici di bevande hanno dovuto adattare i loro processi produttivi. In Italia, dove regioni come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte ospitano oltre il 70% della produzione nazionale di plastica, oltre 10.000 aziende hanno dovuto conformarsi alle nuove disposizioni. Ciò ha comportato investimenti significativi in nuove attrezzature e tecnologie per garantire che i tappi restino attaccati alle bottiglie.
L’Italia è sotto osservazione speciale da parte della Commissione Europea per assicurare il pieno rispetto della direttiva. A maggio, la Commissione ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per non aver recepito correttamente la normativa. Roma ha tempo fino a fine luglio per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso contrario, l’iter legale potrebbe continuare con possibili sanzioni.
La direttiva 2019/904, conosciuta anche come Direttiva SUP (Single-Use Plastics), non riguarda solo i tappi delle bottiglie. Include una serie di altre restrizioni sui prodotti in plastica monouso. Tra questi, piatti, posate, cannucce e cotton fioc saranno vietati. Anche gli imballaggi compositi, come i cartoni del latte e i brik dei succhi di frutta, saranno soggetti a nuove regole. Tuttavia, contenitori in vetro sono esclusi dalle restrizioni.
La direttiva sui tappi che non si staccano fa parte di un più ampio sforzo dell’UE per promuovere un’economia circolare, in linea con il Green Deal europeo. Il Green Deal è un pacchetto di iniziative strategiche mirate a rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050. Questo include il pacchetto “Pronti per il 55%”, che prevede la riduzione delle emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.