Analisi, visite, terapie: malattia per gli statali, permesso per i privati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Maggio 2015 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA
Analisi, visite, terapie: malattia per gli statali, permesso per i privati

Analisi, visite, terapie: malattia per gli statali, permesso per i privati

ROMA – I dipendenti statali possono tornare a chiedere un giorno di malattia, e non solo un permesso, per effettuare visite mediche, esami diagnostici, cicli di terapie. Intendiamo quelle visite e quegli esami preventivi, quando cioè non è stata ancora diagnosticata una patologia.

Un tribunale amministrativo ha cancellato infatti la norma del 2014 che in pratica equiparava gli statali ai privati, per cui “per visite, terapie ed esami diagnostici il dipendente deve usufruire dei permessi”.

Cioè lo statale, prima della bocciatura, doveva far ricorso a uno dei 3 giorni di permesso retribuito come da contratto oppure utilizzare le ferie. Con la sentenza del Tar torna il doppio binario: malattia per gli statali, permesso per i privati.

Tuttavia un compromesso è sulla via di essere trovato. Paolo Russo su La Stampa ne anticipa i contenuti avendo esaminato il testo messo a punto dall’Aran (agenzia pubblica per i contratti). Si va verso la definizione di permessi orari ad hoc per visite ed esami: 18 ore complessive in aggiunta alle 36 dei permessi retribuiti.

I permessi orari «non possono comunque superare l’orario di lavoro che il lavoratore dovrebbe osservare nella giornata». «Non sono fruibili frazioni di ora», «sono incompatibili con l’utilizzo della medesima giornata delle altre tipologie di permessi fruibili ad ore, previsti dalla legge e dalla contrattazione».

Ma, soprattutto «non sono assoggettati alla decurtazione del trattamento economico accessorio prevista per le assenze per malattia inferiore a 10 giorni». Uno dei piatti forti del menù anti-fannulloni targato Brunetta.  C’è anche la possibilità di usufruire di un’intera giornata, ma in questo caso scatta una decurtazione economica pari a quella prevista per i primi 10 giorni di malattia. (Paolo Russo, La Stampa).