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Ancora recessione, la previsione che fa tremare l’Europa

Riduzione della domanda industriale, calo delle esportazioni e inflazione non risolta: in Europa la recessione non è un problema superato./strong>

Le aziende stanno affrontando un’evidente diminuzione della domanda sia a livello nazionale che internazionale. Anche le esportazioni sono calate, influenzando negativamente vari settori dell’economia. L’inflazione, da molti già considerata come un problema risolto, continua a incidere. In più c’è da mettere in conto il già ridotto potere d’acquisto dei consumatori, che potrebbe non riuscire a superare l’ennesima crisi.

Impossibile scovare l’unica e determinante causa dietro questa situazione. L’effetto deriva da un intricato concorso di ragioni. Di certo, però, le difficoltà attuali hanno ancora molto a che fare con la lunga e tragica eco delle tensioni geopolitiche. Nulla di nuovo, purtroppo: da troppo tempo ormai bisogna fare i conti con la crisi energetica causata dall’invasione russa dell’Ucraina, con la guerra economica fra UE e Cina e con le battaglie e le crisi umanitarie in Medio Oriente.

A soffrire maggiormente in Europa ora è l’economia tedesca, e a tal proposito si è già evocato il terribile concetto di recessione. La notizia è che, nei giorni scorsi, Berlino ha dovuto riformulare le proprie previsioni di crescita per il 2024. La Germania si prepara dunque a un’altra recessione, per il secondo anno consecutivo.

Le nuove stime fornite dal ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, non sono dunque rosee. Il Governo tedesco prevede infatti che l’economia tedesca debba andare incontro a una contrazione dello 0,2%. Ma cos’è successo all’ex locomotiva d’Europa? Quanto durerà ancora il periodo di declino economico generale?

Germania in recessione: perché non è una buona notizia per l’Europa e in Italia

I tedeschi sanno dunque di dover affrontare altri mesi di diminuzione dell’attività economica, con contrazione del PIL, possibile aumento della disoccupazione, calo dei consumi e riduzione degli investimenti generali. E in Italia, di fronte a tale novella, c’è già chi ha gonfiato il petto d’orgoglio: da noi l’economia va a gonfie vele… Ma è davvero così? Anche chi ha poca dimestichezza con l’economia internazionale sa che la recessione in un Paese come la Germania potrebbe influenzare negativamente anche gli altri Stati membri.

Pollice in giù
Germania in recessione: perché non è una buona notizia per l’Europa e in Italia – blitzquotidiano.it

Il nostro Paese è perfettamente integrato nell’economia globale, e la rescissione in Germania (Paese da cui l’Italia importata molti beni e molti servizi) potrebbe ridurre la domanda e aumentare i costi delle importazioni. Non è tutto… L’Italia è una destinazione turistica popolare per i tedeschi e un terreno fertile per gli investimenti da parte di imprenditori e banche dalla Germania.

Ciononostante, secondo le previsioni dell’ISTAT di settembre, l’Italia avrebbe dovuto registrare una crescita del PIL dell’1% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025: una crescita sostenuta principalmente dalla domanda interna e dal rafforzamento del mercato del lavoro. Il fatto è che quei dati sono già stati corretti al ribasso. L’ISTAT ha infatti segnalato un aumento dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Quindi, per la crescita del PIL nazionale, la variazione acquisita per il 2024 è pari allo 0,4%, in chiaro calo rispetto a quella stimata qualche mese fa (pari a 0,6%).

Sul lungo termine la recessione, tedesca potrebbe portare a una flessione della produttività e a un aumento della disoccupazione pure nel nostro Paese. Ancor prima, l’Italia potrebbe assistere a un nuovo calo della fiducia dei consumatori e delle imprese, e dunque a un significativo rallentamento degli investimenti e della crescita economica.

Intanto, a livello più globale, la Goldman Sachs ha appena ridotto la probabilità di recessione negli Stati Uniti a dodici mesi al 15%, dove si trovava prima dell’aumento del tasso di disoccupazione (dal 4,054% di giugno al 4,253% di luglio). Il taglio dei tassi FED di 50 punti, dunque, ha funzionato.

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