Annuncio choc: l’altoforno della “Acciai Speciali Terni” si fermerà una settimana alla fine mese. Colpa dei costi energetici diventati insostenibili. La bolletta in Italia è il triplo della Germania. A casa una buona fetta degli oltre 2 mila dipendenti. La “sassata” è stata scagliata dal presidente Giovanni Arvedi, 87 anni, cremonese della più bell’acqua; un uomo abituato a pesare le parole, proverbialmente cauto nel parlare. Chi scrive lo conosce in uno dei tanti aspetti della sua poliedrica attività: l’editoria. Dicono (preoccupati) nella città del Torrazzo: “Se si lamenta il cavaliere (cosa rarissima) vuol dire che l’allarme è serio e grave”.
La necessità di un nuovo nucleare
Se ne parla da tempo. Oggi più che mai visto che, dopo 35 anni, stanno sgretolandosi i muri ideologici. Ricorda Federico Rampini nel suo saggio (“Il lungo inverno”, Mondadori, 2022): ”L’antinucleare è una religione, non una scienza”. E così hanno fatto retromarcia la California, il più ambientalista Stato degli USA. Ha clamorosamente svoltato il Giappone nonostante la più recente tragedia di Fukushima; lo choc nipponico che portò alla chiusura di tutti i 54 reattori. Tutto dimenticato o superato. In Germania il dibattito sul nucleare ha spaccato la coalizione di governo; in ogni caso l’argomento della sicurezza è passato in cavalleria. Oggi prevale il linguaggio della convenienza e l’energia atomica resta tra le più sicure che abbiamo. Oggi le prediche di Greta Thunberg, l’attivista svedese che ha inventato lo “sciopero scolastico per il clima”, non incanta (quasi) più nessuno . Rampini dixit.
Le spese insostenibili
La Ast di Terni ha fatto sapere che dal primo gennaio al 31 luglio ha dovuto versare mediamente 97euro per megawattora contro i 21 in Francia, i 32 in Germania, i 35 in Finlandia, i 62 in Spagna. Così non si può andare avanti. Il n.1 di Confindustria, Emanuele Orsini è sceso in campo sostenendo esplicitamente il “nuovo nucleare” definendolo addirittura “fondamentale”. Qualcosa sta cambiando. C’è attesa per il prototipo a cui sta lavorando Claudio Descalzi, 61 anni, amministratore delegato di Eni; un progetto nato in collaborazione con il prestigioso Mit di Boston e con l’appoggio del governo federale USA. Un impianto di fusione nucleare. Cosa ben diversa dalla fissione. La fusione nucleare, o l’atomo, pulito, è un sogno che la scienza insegue da cinquanta anni perché “non genera radioattività, non produce scorie e soprattutto ha costi bassi”. La nuova tecnologia è la svolta che ci vuole.