Antitrust, la relazione annuale 2021 del presidente Rustichelli: appalti, Pnrr, ristori, dumping fiscale Antitrust, la relazione annuale 2021 del presidente Rustichelli: appalti, Pnrr, ristori, dumping fiscale

Antitrust, la relazione annuale 2021 del presidente Rustichelli: appalti, Pnrr, ristori, dumping fiscale

E’ stata pubblicata la consueta relazione annuale dell’Antitrust relativa all’attività svolta nel 2020 con il discorso del presidente Roberto Rustichelli. Andiamo a vedere i punti salienti.

DUMPING FISCALE 

Serve impegno più deciso per contrasto, global minimum tax passo avanti ma non risolve il problema, Sin dalla presentazione della mia prima relazione annuale nel luglio 2019 ho posto con forza un tema, quello della concorrenza fiscale sleale tra Stati membri, che costituisce uno dei più gravi fattori di distorsione di quel level playing field che è a fondamento di una competizione equa. Il danno arrecato agli Stati che producono valore da dumping fiscale posto in essere da taluni Paesi europei, divenuti oggi dei veri e propri paradisi fiscali con l’euro, si è ancor più aggravato. L’Europa è la principale vittima dell’elusione delle grandi società, con oltre il 35% dei profitti spostati dal Vecchio Continente a fronte di meno del 25% degli Stati Uniti.

Il vertice del G20 tenutosi a Venezia lo scorso luglio si è concluso con un accordo di massima che prevede l’introduzione di una global minimum tax pari ad almeno il 15%. Sebbene tale accordo rappresenti un passo avanti nel contrasto al comportamento delle multinazionali che oggi possono liberamente spostare i profitti nei paradisi fiscali, esso non risolve fino in fondo il problema della concorrenza sleale all’interno dell’Unione Europea né dal punto di vista etico né dal punto di vista dell’enforcement, poiché sarà difficile applicare in modo uniforme la nuova imposta a causa della mancata standardizzazione dei criteri di calcolo della relativa base imponibile.

L’Autorità continua ad auspicare un più deciso impegno su tale fronte poiché lo sviluppo di un Paese membro non può essere perseguito attraverso forme aggressive di concorrenza fiscale in danno degli altri.

APPALTI 

“Il Codice dei contratti pubblici, che pure è stato modificato numerosissime volte, non solo non è stato in grado di contribuire a ridurre gli illeciti, ma rischia, altresì, con le sue farraginosità e complicazioni, di ostacolare il conseguimento degli ambiziosi obiettivi assegnati al nostro Paese. Per questo l’Autorità ha richiamato con forza la necessità di semplificare la normativa vigente in un settore che rappresenta l’11% del PIL nazionale”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Autorità Antitrust, Roberto Rustichelli, illustrando la Relazione annuale sull’attività svolta nel 2020.

PNRR

La ricostruzione post pandemica è un’occasione irripetibile per superare antiche fragilità e dare al Paese le strutture necessarie a contribuire a garantire un sistema produttivo efficiente. Le chiavi del nostro rilancio sono quelle chiaramente individuate nel Piano Nazionale di ripresa e Resilienza approvato dalla Commissione Europea. C’è in gioco molto più dei 191,5 miliardi previsti dal Piano a favore dell’Italia, che peraltro è il maggior beneficiario dei fondi stanziati: in realtà, in gioco c’è la credibilità del Paese.

Occorre riconoscere, però, che le incognite sulla attuazione del Piano sono molte, a partire da un quadro normativo ipertrofico che fa da freno agli investimenti. Il rischio è che gli ingenti flussi di risorse previsti dal PNRR non riescano a tradursi tempestivamente in opere pubbliche, quindi in investimenti e in infrastrutture. La corruzione, d’altra parte, continua ad essere un fenomeno radicato che va combattuto con forza, in quanto rischia di condizionare la nuova fase, tenuto conto che una parte significativa delle risorse passa attraverso procedure ad evidenza pubblica.

Se si considera che oggi il 74% dei procedimenti in materia di corruzione riguarda il settore degli appalti pubblici, in particolar modo le procedure di gara (82%), piuttosto che gli affidamenti diretti (18%), una riflessione urgente si impone. Tutto questo dimostra che il Codice dei contratti pubblici, che pure è stato modificato numerosissime volte, non solo non è stato in grado di contribuire a ridurre gli illeciti, ma rischia, altresì, con le sue farraginosità e complicazioni, di ostacolare il conseguimento degli ambiziosi obiettivi assegnati al nostro Paese. Per questo l’Autorità ha richiamato con forza la necessità di semplificare la normativa vigente in un settore che rappresenta l’11% del PIL nazionale.

Più in generale, l’Autorità ritiene che un cambiamento culturale sia necessario. Troppo spesso, in nome di una malintesa cultura della legalità, ci si affida alla formulazione di nuove regole come argine rispetto al rischio di comportamenti illeciti. In realtà, l’elefantiasi normativa si traduce in una moltiplicazione dei luoghi e delle occasioni di corruzione. Il mercato necessita di poche regole, chiare e proporzionate.

TUTELA DEI CONSUMATORI E RISTORI 

Aumentati gli impegni delle imprese, tra gennaio 2019 e luglio 2021 ristori a 580 mila consumatori per oltre 34 milioni. I dati relativi agli interventi a tutela dei consumatori nel periodo gennaio 2019-luglio 2021 evidenziano un sensibile e progressivo aumento degli impegni che prevedono, da parte delle imprese coinvolte, la volontaria adozione di specifiche misure risarcitorie e/o compensative a favore dei consumatori colpiti dalle condotte commerciali oggetto di istruttoria. Questa tipologia di misure ha riguardato oltre il 42% dei 66 provvedimenti di accettazione di impegni adottati. La percentuale sale al 63% se si considerano le sole procedure (24) concluse con impegni nei primi sette mesi del 2021.

Sulla base dei procedimenti per i quali sono disponibili dati definitivi, l’insieme di questi interventi, concernenti diversi e importanti settori economici – dai trasporti aerei e marittimi ai servizi bancari e finanziari, dai prodotti assicurativi alla fornitura di energia elettrica e gas – ha comportato il riconoscimento di ristori a beneficio di oltre 580 mila consumatori, per un importo complessivo restituito superiore ai 34 milioni di euro. Questa modalità di intervento può risultare ben più efficace delle sanzioni pecuniarie, atteso che non solo contribuisce ad accrescere la fiducia nelle Istituzioni da parte di soggetti deboli e privi della capacità di ottenere, da soli, adeguata tutela dei propri diritti, ma promuove anche un modello di comportamento virtuoso da parte delle imprese che migliora la loro reputazione sul mercato ed il rapporto con i consumatori.

 

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