Appennino emiliano senza neve, albergatori in ginocchio. Un coro:”Chiudiamo “. Passata la Befana, molti hotel non riapriranno.
Desolato, l’annuncia Amedeo Faenza, vicepresidente vicario di Federalberghi Emilia, l’organizzazione degli albergatori di una regione chiave del turismo italiano con hotel da Rimini-Riccione a Piacenza. Il quadro è sconfortante: piste brulle, stazioni sciistiche deserte e chiuse, alberghi vuoti, personale a casa. Migliaia le prenotazioni disdette.
RIFUGI VUOTI E SILENZIO SENZA NEVE
Una tristezza. Ovunque. Dal comprensorio bolognese alle piste del monte Cimone e dell’Abetone; le piste care un tempo a Zeno Colo’ (oro alle Olimpiadi di Oslo 1952) e Alberto Tomba ( 5 medaglie olimpiche e 4 mondiali). Tre regioni – Emilia, Toscana e Abruzzo- devono fare i conti con il cambiamento climatico: inverno più caldo della media e conseguente assenza di nevicate.
Per questo motivo le regioni hanno chiesto un incontro urgente con il ministro del turismo Daniela Santanché che ha già prontamente risposto positivamente. Ha commentato il governatore Bonaccini:” Sono contento che il ministro abbia risposto presente”.
LEGAMBIENTE SNOBBA IL CONFRONTO COL GOVERNO
Soddisfatto Bonaccini, delusa Legambiente che dice: ”Una notizia che lascia sgomenti per la mancanza di prospettive per la montagna e l’assenza di strategie a lungo termine di adattamento al cambiamento climatico. Ci saremmo aspettati l’attesa azione di crisi irreversibile e della necessità di investimenti turistici di altro tipo, invece tra le proposte che avanza l’Emilia non c’è traccia di una idea di ripensamento del modello turistico attuale, basato sugli impianti di risalita.
“Ma anzi si parla addirittura di nuove tecnologie per mantenere la neve artificiale anche con temperature più elevate. Si tratta evidentemente di una completa sottovalutazione degli impatti veri del cambiamento climatico e del fatto che la situazione di quest’anno non può che diventare una costante con temperature sempre più in crescita”.
Però in Piemonte, grazie a queste diavolerie che non piacciono agli ambientalisti, hanno salvato la stagione.
LE REGIONI CHIEDONO UN PIANO STRAORDINARIO
Bonaccini ha sentito e coinvolto gli assessori Marras (Toscana) e Damario (Abruzzo) per concordare un piano straordinario per far fronte a una situazione altrettanto straordinaria. Ha detto: ”I nostri operatori dell’Appennino bianco, dopo le stagioni cancellate del Covid, oggi sono alle prese con un altro momento nero che sta cancellando gran parte degli incassi dell’ inverno con effetti che rischiano di essere irreversibili.”
Che fare all’ora? Le regioni puntano su tre leve: investimenti, mutui e liquidità ma sperano che il governo intervenga al più presto con risorse fresche, per compensare, almeno in parte, i danni prodotti da questa anomalia climatica e poi con provvedimenti per posticipare i mutui e dare così sollievo immediato agli operatori. Infine con aiuti per la sostituzione di vecchi impianti di innevamento con quelli di ultima generazione che permettono di mantenere la neve artificiale anche a temperature più elevate.