Via dal lavoro con tre anni di anticipo: come congedarsi prima del raggiungimento della soglia d’età vigente per la pensione di anzianità.
Il requisito anagrafico per la pensione di anzianità nel 2024 è di sessantasette anni. Ma per lasciare il lavoro, oltre ad aver raggiunto questa soglia d’età, bisogna anche aver accumulato un certo numero di contributi. La richiesta da parte dello Stato è di vent’anni di contribuzione minima. In questo senso, il sessantasettenne che nel corso della sua vita lavorativa non è riuscito a raggiungere il requisito contributivo di base dovrà continuare a lavorare.
In alternativa, potrebbe valutare la possibilità di versare contributi volontari, per così raggiungere il minimo richiesto. E se ciò fosse troppo complicato o dispendioso, potrebbe capire se ha diritto all’assegno sociale, cioè alla prestazione assistenziale erogata dall’INPS per chi si trova in condizioni economiche di estremo disagio, o all’assegno di inclusione.
Chi vuole sfruttare il diritto alla pensione anticipata, oggi può farlo indipendentemente dall’età anagrafica: in base all’ultima riforma introdotta dal Governo Meloni, per lasciare il lavoro prima basta aver maturato quarantadue anni e dieci mesi di contributi, se si è uomini, o quarantuno anni e dieci mesi, se si è donne. L’altra opzione utile è quota 103: un’uscita anticipata per chi ha compiuto sessantadue anni di età e ha alle spalle almeno quarantuno anni di contributi.
Tali forme di pensionamento anticipato non hanno riscosso particolare successo. Il ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico risulta infatti svantaggioso, specie per chi ha avuto una rapida progressione di carriera. Inoltre, l’anticipo rispetto all’uscita con quarantadue anni e dieci mesi di contributi è minimo. C’è anche un problema con la finestra mobile: bisogna attendere sette mesi (che diventano nove per il pubblico impiego).
I lavoratori di una determinata fascia di età, tuttavia, possono godere di altre opzioni interessanti di uscita. In pratica, hanno maggiori possibilità di andare in pensione prima dei sessantasette anni. Le alternative concrete per poter accedere al pensionamento anticipato valgono specie per chi è nato tra il 1959 e il 1964. I nati in questi anni possono infatti sfruttare varie misure, tra cui anche canali formalmente non più attivi.
Per esempio, possono optare per quota 100. La vecchia misura, introdotta nel 2019, permetteva di andare in pensione con almeno sessantadue anni di età e trentotto anni di contributi. Anche se tale quota non è più attiva e non è dunque più possibile fare nuove domande, chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021 può ancora usufruirne.
Un’altra possibilità da sfruttare per anticipare la pensione di almeno tre anni è l’APE Sociale. Questa misura è destinata a chi ha almeno sessantatré anni e risponde a particolari requisiti (è in disoccupazione, presta assistenza come cargiver, è invalido o ha svolto lavori gravosi). L’APE Sociale richiede almeno trent’anni di contributi (che diventano trentasei per i lavori gravosi).
L’altra interessante opzione è la RITA (rendita integrativa temporanea anticipata), che apre alla pensione a partire dai cinquantasette anni per chi ha maturato almeno vent’anni di contributi. In questo caso, ovviamente, è necessario aver aderito a un fondo pensione complementare. Con quota 41 precoci, si può andare in pensione addirittura a cinquantanove anni: quest’opportunità di uscita vale quindi per i nati nel 1959 che hanno lavorato già almeno 41 anni (iniziando quindi molto giovani, a diciannove anni).
In generale, con la pensione di vecchiaia anticipata, in alcuni casi, è possibile andare in pensione con sessantaquattro anni di età. Ci vogliono però almeno vent’anni di contributi e l’importo della pensione deve essere pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale.
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