Un bonus da chiedere all’INPS per l’aumento immediato delle pensioni: tutto ciò grazie a una vecchia e criticatissima riforma.
Pensioni troppo basse rispetto al costo della vita: il tema è dibattuto e complesso. L’Italia spende infatti tantissimo per sostenere il sistema previdenziale, ma nelle tasche di alcuni italiani arrivano soltanto le briciole. Tantissimi pensionati devono infatti tirare avanti con meno del minimo stabilito per legge (nel 2024, l’importo della pensione minima in Italia è stato rivalutato e fissato a 598,61 euro al mese).
In teoria, nessun pensionato dovrebbe ricevere meno della pensione minima prevista per legge. Laddove l’assegno fosse inferiore alla soglia stabilita, l’INPS e le altre previdenze dovrebbero versare un contributo per arrivare alla cifra minima. Ma, nella realtà dei fatti, l’importo effettivo dell’assegno previdenziale può variare in base al reddito individuale e, se il pensionato è coniugato, al reddito del nucleo familiare. Ecco perché certe persone prendono circa 400 euro al mese.
Per adeguare le pensioni al minimo o per aiutare chi è sprovvisto di contributi a ottenere un’entrata fissa, l’INPS e lo Stato hanno introdotto diversi bonus: agevolazioni pensate appunto per aiutare a incrementare la pensione. C’è per esempio l’assegno universale anziani che entrerà in vigore sperimentalmente nel 2025 per supportare anziani non autosufficienti. Poi c’è l’assegno di inclusione Over 67. Infine c’è il bonus 150 Euro per pensionati con redditi bassi (erogato con il cedolino di dicembre e la tredicesima).
A parte questi bonus esiste un’altra misura assai favorevole che può essere sfruttata da alcuni lavoratori: una strategia per godere di una pensione più alta di quella effettivamente spettante. Il bonus da sfruttare arriva dalla riforma delle pensioni di Lamberto Dini, introdotta nel lontano 1995. Quella riforma storica, che apportò diverse modifiche fondamentali al sistema pensionistico italiano (per esempio l’introduzione del metodo contributivo), diede anche forma a un bonus pensionistico che può essere sfruttato ancora oggi.
A poter sfruttare il bonus sono alcune lavoratrici. Più precisamente, coloro che hanno versato il primo contributo (nel sistema contributivo) dopo il 31 dicembre 1995 e che hanno avuto figli. Chi rispetta simili requisito può beneficiare di un bonus che consente un calcolo più favorevole della pensione. In pratica, si tratta di poter uscire dal lavoro a 67 anni con la pensione di vecchiaia, ma ottenendo il calcolo della pensione come se l’uscita fosse stata a 68 o 69 anni. E non è tutto…
Per ogni figlio avuto, infatti, è possibile ottenere uno sconto di quattro mesi sull’età di pensionamento, fino a un massimo di un anno. Il bonus sulle pensioni concesso dall’INPS riguarda anche le uscite anticipate contributive, con pensionamento effettivo a 64 anni e calcolo della prestazione come se l’uscita fosse stata a 65 o 66 anni. Ed ecco quindi come le lavoratrici madri possono raggiungere la soglia minima della pensione senza troppa difficoltà. I vantaggi sono due: l’andare prima in pensione e avere uno sconto di quattro mesi a figlio.
Per accedere alla pensione anticipata contributiva nel 2024, è necessario avere almeno 64 anni di età e 20 anni di contributi versati. Inoltre la pensione non deve essere inferiore a 3 volte l’assegno sociale. Ma per le lavoratrici con figli, l’importo soglia della pensione diventa non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale (con un solo figlio avuto) o addirittura non inferiore a 2,6 volte (con più figli). E cambiano anche i coefficienti di calcolo. Il coefficiente di 65 anni arriva al posto di quello di 64 anni per le lavoratrici con uno o due figli. E il coefficiente di 66 anni è da considerare invece di 64 anni per le lavoratrici con più di due figli.
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