Licenziamenti, art. 18: scontro Governo. Reintegro: la lista dei casi

Articolo 18: reintegro per false accuse solo su reati perseguibili d'ufficio
Articolo 18: reintegro per false accuse solo su reati perseguibili d’ufficio

ROMA – Articolo 18: reintegro per false accuse solo su reati perseguibili d’ufficio. Scontro nella maggioranza sui limiti dell’articolo 18 da inserire nella delega sul jobs act. Il Governo proporrà un emendamento che circoscrive i casi in cui resta la tutela del reintegro ai soli casi gravi assimilabili ai licenziamenti disciplinari per ingiusta causa. Da una parte Ncd vuole più flessibilità in uscita (più facilità di licenziare), dall’altra la minoranza Pd non intende rinunciare a una conquista dei lavoratori.

Questa la soluzione prospettata che ha scatenato le reazioni di Ncd: per circoscrivere il ricorso al reintegro a pochi selezionati casi (prima che intervenga il giudice) in cui resta valido il reintegro sul posto di lavoro, si farà riferimento alla lista dei reati perseguibili d’ufficio nel codice penale.

Anche per i disciplinari illegittimi, quindi – così come il premier assicurò al suo partito durante il tormentato direttivo di fine settembre – si potrà applicare l’articolo 18. Ma solo nei casi veramente gravi, pochi, limitatissimi e ben definiti. La lista nemmeno deve essere redatta, già c’è nel codice penale: sono tutti quei reati per cui è prevista la procedibilità d’ufficio.

Tanto per capirci: truffa aggravata, furto aggravato, lesioni fisiche (con prognosi superiori a 20 giorni), estorsioni, minaccia grave, rapina, violenza sessuale, violenza privata, stalking nei confronti di disabili (o minori). Se un dipendente viene licenziato perché accusato di aver commesso uno di questi reati e poi però si accerta che l’accusa era falsa e infondata, bene allora può chiedere al giudice di essere reintegrato nel suo posto di lavoro. In tutti gli altri casi di licenziamento disciplinare illegittimo, ci sarà solo l’indennizzo. (Giusy Franzese, Il Messaggero)

Lo scontro in maggioranza tra Ncd e Pd. Il Governo presenterà un emendamento al comma sette (quello che prevede l’introduzione del contratto a tutele crescenti) per recepire l’accordo raggiunto all’interno del Pd sui licenziamenti disciplinari ma su questo si è scatenata l’ira di Ncd perchè il nuovo testo non corrisponderebbe a quanto concordato.

Renato Brunetta prende la palla al balzo e dice: “Jobs Act, botte da orbi in maggioranza. Ncd prima abbocca, poi si accorge della presa in giro e reagisce. Un bel vaffa, no? Forza Maurizio Sacconi”.   Il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova (firmataria dell’emendamento) ha parlato di ”riformulazione” senza novità ma ha spiegato che nella delega sarà’ inserita la previsione della reintegra nel posto di lavoro in caso di licenziamenti disciplinari ”per un motivo dichiarato da un giudice nullo o inesistente” (con le fattispecie da chiarire nei decreti delegati).

Il capogruppo Ncd, Maurizio Sacconi ha immediatamente replicato che l’emendamento  ”non corrisponde a quanto concordato. Se vedessimo un testo diverso da quello che conosciamo – ha detto – ce ne andremmo dalla Commissione e si aprirebbe un bel contenzioso nella maggioranza”. Per Ncd, infatti, in caso di licenziamenti giudicati illegittimi la regola dovrebbe essere l’indennizzo economico con il mantenimento del reintegro solo nei licenziamenti discriminatori e in casi molto limitati di licenziamenti disciplinari. ”Non c’e’ nessuna forzatura, siamo persone serie, non faccio il gioco delle tre carte – ha risposto Bellanova – dobbiamo stare calmi e sereni. Per i licenziamenti disciplinari ingiustificati sara’ previsto il reintegro ma le fattispecie le scriveremo nei decreti delegati”.

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