Art.18, la resurrezione. Braccio di ferro sui licenziamenti economici

Pubblicato il 22 Marzo 2012 - 17:03 OLTRE 6 MESI FA

Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti (Foto Lapresse)

ROMA – Monti: “Eviteremo gli abusi sui licenziamenti economici”. Secondo il governo questo vuol dire resistere alle pressioni dei sindacati e dei partiti che vorrebbero modificare l’articolo 18. Invece, nell’interpretazione e nelle intenzioni di Pd e sindacati questo significa che l’articolo 18 sta già risorgendo prima di morire e che il giudice sarà chiamato a decidere anche per i licenziamenti economici. Una soluzione “alla tedesca” è quello che chiedono: scegliere cioè caso per caso tra indennità e reintegro.  Per il Pd un obiettivo esplicito, per la Cgil solo mascherato. La prima bozza presentata dal governo prevede al momento il solo indennizzo (da un minimo di 15 ad un massimo di 27 mensilità dell’ultima retribuzione) per licenziamenti dovuti a motivi economici.

Ma ora anche la Cisl frena sulla stessa norma che i democratici avevano annunciato di voler cambiare e che la Cgil non vuole accettare. Questo è il quadro che si preannuncia, stando alle parole del segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Un quadro che potrebbe cambiare lo scenario delle posizioni all’interno del fronte sindacale. “Stiamo cambiando la norma sui licenziamenti economici”, ha annunciato in una nota Bonanni che, in risposta al responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, ha spiegato che anche la Cisl vuole il cambiamento ed “è quello su cui ci stiamo impegnando in queste ore”. E Monti, se Twitter della Cgil non mente, porterà la riforma in Consiglio dei Ministri il 23 marzo.

“Siamo pienamente d’accordo con Fassina – afferma Bonanni – Anche la Cisl vuole cambiare la norma sui licenziamenti economici e fare una riforma del lavoro credibile. E’ quello su cui ci stiamo impegnando in queste ore. Anche noi vogliamo il modello tedesco. Speriamo che, con il sostegno del Pd, lo otterremo e chiariremo tutti insieme ai lavoratori la bontà delle soluzioni che abbiamo trovato”.

Bonanni risponde così alle parole di Fassina che presentando gli emendamenti che il Pd proporrà sulla riforma del lavoro, ha spiegato: “Vogliamo migliorare la parte riguardante i lavoratori precari. Sono stati fatti dei passi avanti, ma l’intervento non è ancora universalistico. Il secondo punto riguarda le politiche attive per il lavoro, perché bisogna ricostruire le condizioni attraverso le quali il lavoratore può rientrare al lavoro. Infine, sull’articolo 18 riproporremo il modello tedesco”.

Sull’articolo 18, Fassina ribadisce, “il punto fondamentale riguarda la possibilità (non l’obbligatorietà) del giudice di disporre il reintegro del lavoratore licenziato per motivi economici, se viene accertato che questi non sussistono. Non si capisce infatti per quale ragione il reintegro non sia stato previsto nemmeno teoricamente”.

Ancora sul piede di guerra la Cgil. Ribadendo che ”l’obiettivo” del governo è “di rendere più facili i licenziamenti ingiustificati”, la Cgil sostiene che ”si è demolito l’effetto di deterrenza dell’articolo 18 quale diritto ad una tutela per far valere l’insieme dei diritti, aprendo all’unilateralita’ del potere aziendale nella vita concreta nei luoghi di lavoro”. Sui licenziamenti, aggiunge, le modifiche dovranno riguardare ”la ricostruzione dell’effetto di deterrenza dell’articolo 18 a partire dalla riconquista della reintegra come diritto essenziale per la tutela dei lavoratori”.