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Economia

Assegni INPS da restituire immediatamente: la nuova comunicazione spaventa gli italiani

L’INPS ha già sorpreso tanti italiani con una comunicazione in cui intimava di restituire subito gli assegni incassati: cosa sta succedendo.

Che fare quando l’INPS vuole i soldi indietro? Prima di tutto, è fondamentale capire se a inviare la comunicazione relativa ad assegni o soldi da restituire sia stata proprio l’INPS. In alcuni casi potrebbe trattarsi di un tentativo di phishing da parte di un hacker. Fingendosi l’istituto di previdenza sociale, il malintenzionato mette in allarme il contribuente intimandogli di restituire subito una certa cifra indebitamente incassata per non incorrere in severe sanzioni.

Bisogna tuttavia sapere che l’INPS può tranquillamente inviare comunicazioni del genere. E, infatti, molti contribuenti sono stati nei mesi scorsi raggiunti da una comunicazione in cui l’INPS chiedeva di restituire l’importo di assegni versati indebitamente. Cose del genere possono accadere se, dopo una verifica, l’istituto ha rilevato che il beneficiario non aveva diritto a tali somme. Per esempio, è capitato a molti percettori della NASpI, l’indennità di disoccupazione concessa ai dipendenti che hanno perso involontariamente il lavoro.

L’INPS effettua controlli periodici: se rileva un’erogazione indebita, invia subito una comunicazione al beneficiario chiedendo la restituzione delle somme incassate tramite assegni. Quindi, se l’INPS richiede la restituzione della NASpI è perché essa è stata percepita indebitamente. O il beneficiario ha comunicato male i propri dati reddituali o gli incassi mensili, oppure perché qualcuno all’istituto si è sbagliato nei calcoli. Spesso capita che la NASpI possa essere richiesta indietro se per esempio sono venuti meno i requisiti per l’accesso all’indennità… Succede con la perdita dello stato di disoccupazione o con la mancanza di almeno 13 settimane di contribuzione.

Restituire gli assegni NASpI: la comunicazione dell’INPS che spaventa i disoccupati

La prima cosa da fare è verificare attentamente il contenuto della richiesta da parte dell’INPS. Bisogna insomma capire il motivo che ha spinto l’istituto a inoltrare questa domanda di restituzione o rimborso. Ci sono casi in cui gli assegni non vanno restituiti. In pratica, la richiesta di rimborso deve essere giustificata. E se così non è, il beneficiario può presentare un ricorso amministrativo all’INPS.

Restituire gli assegni NASpI: la comunicazione dell’INPS che spaventa i disoccupati Blitzquotidiano.it

In caso di un rimborso per mancanza dei requisiti, bisogna di solito arrendersi. Ma se la somma da restituire è elevata, si può comunque chiedere una rateizzazione. Ma, come anticipato, ci sono anche i casi in cui l’INPS ha richiesto dei rimborsi senza poterlo fare, cioè ingiustificatamente.

Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 90 del 20 maggio 2024. Con questa pronuncia la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 8, comma 4, del decreto legislativo n. 22 del 2015. La norma in questione obbligava alla restituzione integrale dell’indennità anticipata nel caso in cui il beneficiario aveva stipulato un contratto di lavoro subordinato durante il periodo coperto dalla misura.

Ma la Corte ha stabilito che questo obbligo di restituzione viola i principi di proporzionalità e ragionevolezza, e pure il diritto al lavoro, specie nel momento in cui l’attività imprenditoriale non può proseguire per cause non imputabili al lavoratore. Come per esempio nel caso molto diffuso della perdita di lavoro a causa delle restrizioni dovute alla pandemia. In questi casi, la restituzione deve essere proporzionale alla durata del rapporto di lavoro subordinato instaurato nel periodo coperto dall’indennità.

Giuseppe Franza

Napoletano che vive e lavora a Roma. Scrivo per professione e diletto. Ho collaborato con varie riviste culturali e siti online, corretto bozze ed editato o riscritto libri. Mi piacciono la filosofia medievale, i film horror anni ’70 italiani e la musica krautrock.

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