L’assegno di previdenza arriverà un anno più tardi: al via “finestre mobili” e “quota 96”

Dal 2011 i requisiti per la pensione di anzianità fanno uno scatto in avanti. Debutteranno le cosiddette finestre mobili: per riscuotere materialmente l’assegno, una volta raggiunti i requisiti, i lavoratori dipendenti dovranno aspettare dodici mesi e gli autonomi un anno e mezzo.

“La quota 96”: dal prossimo anno, i lavoratori dipendenti andranno in pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia soltanto se la somma dell’età anagrafica e dell’anzianità lavorativa ammonta a 96, a patto che abbiano almeno 60 anni d’età. Quindi occorrono 60 anni di età e 36 di contributi, o 61 anni e 35 di versamenti. Anche le frazioni d’anno conteranno ai fini del raggiungimento dei requisiti, nel rispetto dei limiti minimi di età e contribuzione.

Più dura invece la vita degli autonomi artigiani, commercianti, coltivatori diretti, per i quali la quota è fissata a 97, con un minimo di 61 anni di età: possono pertanto ottenere la pensione con 61 anni e 36 di contributi, oppure 62 di età e 35 di versamenti. Anche in questo caso valgono le frazioni d’anno. Fino al 31 dicembre 2010 era in vigore la quota 95 per i dipendenti età minima 59 anni e 96 per gli autonomi minimo 60 anni.

La finestra mobile. I lavoratori dipendenti che maturano il diritto a partire dal primo gennaio 2011, potranno intascare l’assegno dell’Inps anzianità o vecchiaia dopo un anno dalla data di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi. Per gli artigiani, i commercianti, i coltivatori diretti e tutti quelli che si sono messi in proprio, dovranno invece aspettare un anno e mezzo di panchina: una volta raggiunto il requisito infatti, il pagamento scatta a partire dal 13esimo mese successivo per i dipendenti e dal 19esimo mese per gli autonomi.

Chi quindi li matura a 60 anni avendo raggiunto già il monte contributivo potrà ricevere la pensione solo dopo aver compiuto i 61 anni. Per i lavoratori autonomi l’età per la pensione di anzianità si alza ancora di più, visto che ai 61 anni come età minima per l’uscita vanno aggiunti 18 mesi di attesa della finestra mobile arrivando a 62 e mezzo.

Gli uomini che non hanno i requisiti contributivi per l’anzianità e devono aspettare l’età di vecchiaia 65 anni usciranno quindi a 66 i dipendenti; mentre per gli autonomi ce ne vorranno 66 e mezzo.

Queste nuove regole valide a partire dal 2011, non si applicheranno al personale della scuola. Gli insegnanti continueranno ad andare in pensione dal 1 settembre di ogni anno. Oltre a questa categoria, avranno un trattamento diverso coloro che avevano in corso il periodo di preavviso alla data del 30 giugno 2010 e che maturano i requisiti entro la data di cessazione del rapporto di lavoro, e, nel limite di 10 mila unità, coloro che si trovano in mobilità con accordo stipulato entro il 30 aprile scorso, nonché i lavoratori coinvolti nei cosiddetti piani di esubero banche, assicurazioni.

I dati Istat registrano che nel 2010 l’età media di chi ha raggiunto il pensionamento è di poco più di 61 anni, ma già a partire dal 2011, grazie alla finestra mobile, si prevede che la media salirà gradualmente e supererà i 62 anni, avvicinandosi ai 63.

Pensioni rosa. Per le lavoratrici del settore privato il limite di età previsto per la vecchiaia scatta a 60 anni. Possiamo dire che per le donne che non possono contare su 40 anni di versamenti, la pensione anticipata non esiste più. Diversa situazione invece per le impiegate nel pubblico impiego, che hanno un requisito anagrafico per la vecchiaia di 61 anni che salirà a 65 dal 2012. Per loro sarà ancora possibile l’uscita anticipata per anzianità con 60 anni di età e 36 di contributi. Anche qui si applica la finestra mobile e quindi un anno di attesa una volta raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi. Sarà comunque possibile avere la pensione di anzianità, indipendentemente dall’età, con almeno 40 anni di contributi, ai quali andranno comunque sommati i 12 mesi di attesa della finestra mobile, e diventano così 41.

Se la pensione si allontana, almeno non costerà di più. Il programmato aumento della quota di contribuzione a carico dei lavoratori, destinata al fondo pensioni più 0,09 per cento dal primo gennaio 2011, è stato cancellato con la recente approvazione della cosiddetta Legge di Stabilità.

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