Di recente è stato approvato un aumento dell’assegno unico universale fino a 650 euro al mese, ma solo per alcune categorie di beneficiari.
L’assegno unico, sostegno fondamentale per le famiglie con figli a carico, è un aiuto che spetta per legge a tutti, indipendentemente dal reddito. Per legge, infatti, spetta a tutte le famiglie che ne fanno richiesta, indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori e senza limiti di reddito. La situazione economica della famiglia determina tuttavia l’importo del contributo mensile. L’importo dell’assegno muta anche in base alla situazione anagrafica, fisica ed esistenziale dei figli.
L’aiuto, introdotto dal decreto legislativo n. 230, del 21 dicembre 2021, è stato più volte rimaneggiato, con aumenti generali o particolari. Recentemente, è stato poi approvato un aumento importante dell’importo, che può far arrivare l’assegno unico fino a 650 euro al mese. Di base l’AUU ha infatti un importo variabile. L’assegno si determina, come accennato, in base all’ISEE della famiglia e all’età dei figli a carico. Per i figli minorenni, l’importo può andare da un minimo di 57 a un massimo di 199,4 euro al mese. Per i figli dai diciotto ai ventuno anni, l’importo va dai 28,5 ai 96,9 euro.
La normativa prevede comunque diverse maggiorazioni per le famiglie con figli disabili, le famiglie numerose (con più di tre figli) e per le madri particolarmente giovani (con meno di 21 anni). Ed è giusto che la normativa tuteli principalmente le famiglie con figli con disabilità, più o meno grave. Maggiorazioni sono previste anche per figli con un disturbo dell’apprendimento accertato da una commissione medica autorizzata.
Proprio in questo senso, tenendo conto dei bonus oggi riconosciuti per chi ha figli invalidi o disabili, l’assegno unico può raggiungere un importo di 650 euro al mese. Come? L’aumento è possibile se alla disabilità, come purtroppo avviene non così di rado, si aggiunge anche un grave disturbo di apprendimento. Per legge, infatti, un figlio di età inferiore ai diciotto anni a cui è stato accertato un DSA, ovvero un disturbo specifico dell’apprendimento, può aver diritto ad alcuni aiuti statali.
Il disturbo deve essere riconosciuto dall’INPS come difficoltà persistente allo svolgimento dei compiti e delle funzioni proprie della sua età (come prescritto dall’articolo 2 della legge n. 289 del 1990). Così, in base alla gravità del disturbo, le famiglie possono ottenere la cosiddetta indennità di frequenza, un contributo pari a 333,33 euro (se i nuclei familiari hanno un reddito non superiore a 5.725,46 euro. L’aiuto si chiama indennità di frequenza perché arriva solo se il bambino frequenta la scuola dell’obbligo o centri di formazione, riabilitazione o recupero.
Di base, nel caso di figli con disabilità più o meno grave, scatta il diritto alle maggiorazioni riconosciute sull’AUU indipendentemente dall’ISEE. Le ultime modifiche hanno previsto un aumento di 119,60 euro per i casi di non autosufficienza. L’assegno sale di 108,20 euro per la disabilità grave e di 96,90 euro per la disabilità media.
Visto che questi importi si aggiungono alla quota base spettante per il figlio minore, pari a 199,40 euro per chi ha un ISEE sotto i 17.090,61 euro, il beneficio può arrivare a 319 euro, con in più circa 34 euro nel caso in cui entrambi i genitori abbiano un reddito. Un bimbo disabile con DSA avrà invece diritto anche all’indennità di frequenza. Quindi a un’entrata mensile totale di circa 650 euro.
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