L’assegno unico, anche se definito universale, può essere ridotto: alcuni beneficiari possono perdere parte del contributo. Ecco in che modo.
Il 2025 rivelerà alcuni importanti cambiamenti per ciò che concerne l’assegno unico e universale (AUU). La principale novità concerne la rimozione della prestazione dall’ISEE. L’assegno non sarà infatti più incluso nel calcolo dell’indicatore della situazione economica equivalente, in modo da non trasformarsi in un limite per le famiglie più bisognose che hanno necessità di accedere ad altri bonus basati sul reddito.
La nuova legge di bilancio dovrebbe anche introdurre un nuovo calcolo dell’ISEE per riflettere meglio le necessità economiche delle famiglie. Inoltre, sembra che l’esecutivo punti a una redistribuzione delle risorse a favore dei nuclei più bisognosi, con un taglio dell’importo per le famiglie con redditi superiori ai 45.000 euro. Parallelamente, ci si aspetta l’introduzione di maggiorazioni per le famiglie numerose e per i figli con disabilità.
A fronte di tutte queste novità il diritto all’assegno unico continua a essere richiedibile da ogni famiglia, anche dal reddito molto alto e quindi senza presentazione dell’ISEE. In tal caso, tuttavia, come in passato, si otterrà l’assegno minimo.
Dal punto di vista degli importi, infatti, l’AUU parte da un minimo di 57 euro a figlio (28,50 euro, se i figli sono già maggiorenni), qualora la domanda sia senza un ISEE in corso di validità o con un ISEE superiore a 45.574,96 euro. Invece, per i nuclei familiari con un ISEE fino a 17.090,61 euro, l’importo dell’assegno unico è pari a 199,40 euro a figlio (96,90 euro per i figli maggiorenni).
I casi specifici che conducono all’assegno unico ridotto
Secondo l’attuale normativa, quindi, l’assegno unico può essere ridotto in presenza di un ISEE troppo alto. Quando si supera un certo reddito, l’assegno cala. E nel 2025 il taglio potrebbe scendere ancora (o, in alternativa, potrebbe abbassarsi la soglia ISEE).
L’assegno unico può essere ridotto anche in base all’età dei figli. Il contributo per i figli a carico diminuisce per i figli maggiorenni, cioè per i ragazzi tra i diciotto e i ventuno anni… per poi cessare del tutto al compimento dei ventidue anni.
Bisogna però prendere anche in considerazione le differenti condizioni che valgono per i figli maggiorenni. Per i ragazzi che hanno superato i diciotto anni l’assegno è ridotto ma comunque garantito se frequentano l’università, corsi di formazione, svolgono tirocinio o hanno lavoro con un reddito inferiore a 8.000 euro. Qualora fossero senza lavoro e non alla ricerca attiva di un impiego, o impiegati con un reddito superiore agli 8.000 euro, non avrebbero più diritto ad alcun tipo di contributo.
L’assegno scende anche se non si soddisfano i vari requisiti per le maggiorazioni, come per esempio la disabilità del figlio o il fatto che entrambi i genitori siano lavoratori. Influiscono infine anche le modifiche delle condizioni familiari. Le variazioni nella composizione del nucleo familiare o nelle condizioni economiche possono sempre influire sull’importo finale della prestazione.