Aumento Iva, tutti i partiti lo vogliono scongiurare: come? Manovrina entro l'estate, i margini Aumento Iva, tutti i partiti lo vogliono scongiurare: come? Manovrina entro l'estate, i margini

Aumento Iva, tutti i partiti lo vogliono scongiurare: come? Manovrina entro l’estate, i margini

Aumento Iva, tutti i partiti lo vogliono scongiurare: come? Manovrina entro l'estate, i margini
Aumento Iva, tutti i partiti lo vogliono scongiurare: come? Manovrina entro l’estate, i margini

ROMA – Andare al voto anticipato non necessariamente mette a rischio i conti pubblici, se la principale ‘urgenza’, quella di evitare gli aumenti dell’Iva previsti a legislazione vigente, si affrontasse per decreto già prima dell’estate. A esplicitare una soluzione di cui da giorni si parla nei corridoi del Parlamento è il leader M5S, Luigi Di Maio, che si è detto pronto a votare una “manovrina” che impedisca un aumento di tasse indirette per 12,4 miliardi, previsto, a bocce ferme, a partire dal primo gennaio 2019.

Per evitare l’aumento dell’Iva il prossimo governo dovrà trovare dunque 12,4 miliardi di euro per il 2019 e 19,1 miliardi di euro per il 2020. “Il pericolo dell’aumento dell’Iva riguarda beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e il vino e la birra al 22% che rappresentano componenti importanti nei consumi delle famiglie” si legge in una nota della Coldiretti.

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Un primo banco di prova per verificare se ci siano i margini per andare davvero in questa direzione sarà il passaggio in Parlamento del documento di Economia e Finanza firmato da Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan, che fotografa la situazione ‘tendenziale’ dell’economia, cioè senza nuovi interventi, e prevede per il prossimo anno un deficit che passerebbe dall’1,6% di quest’anno allo 0,8% nel 2019 proprio grazie ai maggiori incassi Iva.

Sulla sterilizzazione delle clausole, fanno notare diversi parlamentari, “c’è una volontà politica chiara e bipartisan” che si potrebbe tradurre intanto in una risoluzione unitaria che impegna il governo, qualunque esso sia, proprio a bloccare il rincaro dell’Iva. Un accordo politico in questo senso potrebbe aprire la strada di un decreto legge che, di fatto, anticiperebbe il piatto principale anche della manovra autunnale.

Il primo impegno della legge di Bilancio negli ultimi anni, nonché quello più oneroso in termini finanziari, è stato proprio questo. Alleggerita dell’Iva, anticipata d’estate, una manovra ‘light’ potrebbe poi essere scritta abbastanza facilmente e in poco tempo per sistemare le cosiddette spese indifferibili anche da un governo appena in funzione. Se si votasse tra fine settembre e inizio ottobre, insomma, un decreto estivo potrebbe scongiurare lo spettro dell’esercizio provvisorio, posticipando poi all’anno nuovo eventuali interventi più significativi, e dai connotati politici più definiti a seconda dello schieramento che risultasse vincitore.

Certo rimane lo scoglio delle coperture. I precedenti hanno visto i governi a guida Pd utilizzare un mix tra deficit e altre misure che restano però ‘sensibili’ politicamente. Difficile quindi che, nello scenario di un governo senza fiducia e in carica per gli affari correnti che assume l’iniziativa di un decreto con il sostegno del Parlamento, si possa ricorrere alla tanto annunciata ma mai attuata revisione delle tax expenditures mentre una nuova dose di spending review potrebbe più facilmente mettere tutti d’accordo, visto che compare nei programmi di tutti i partiti.

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