Authority lancia l’allarme appalti: “La corruzione annienta le imprese oneste”

Pubblicato il 22 Giugno 2010 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA

Luigi Giampaolino

“Il mancato rispetto delle regole e la presenza radicata e diffusa della corruzione è causa di una profonda e sleale alterazione delle condizioni concorrenziali che può contribuire ad annientare le imprese oneste, costringendole ad uscire dal mercato”. E’ l’allarme lanciato dal presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, Luigi Giampaolino, che nella relazione annuale al Parlamento, sul 2009, ha rilevato “l’insorgere, all’interno della pubblica amministrazione, di gravi episodi di corruzione e illegalità”.

Corruzione e illegalità rappresentano “un fenomeno” che preoccupa un settore “ancora una volta e con ciclicità preoccupante investito con forza da simili eventi”, dice il presidente dell’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici. L’Authority apprezza “l’atteggiamento delle istituzioni” che è “oggi più attento rispetto al passato”, anche per i nuovi strumenti previsti da provvedimenti del governo ora al vaglio del Parlamento.

Ma sottolinea che “dovrebbe costituire oggetto di approfondimento l’affievolimento nella pubblica amministrazione del principio di legalità e dell’etica del servizio pubblico, nonché la non completa instaurazione nel mercato di una vera condizione di concorrenza”. Sono anche ‘alcune peculiarita’ del mercato”, per Giampaolino, a facilitare “l’insorgere di fenomeni di illegalita”: lo ha detto per poi soffermarsi su frammentazione, accesso, iper-regolamentazione e contenzioso.

“Gli strumenti finora proposti dall’ordinamento come soluzione alle descritte criticità, costituiti dalle procedure in deroga e dal ricorso all’arbitrato, hanno spesso portato a disfunzioni maggiori dei benefici previti”, ha quindi sottolineato il presidente dell’Autorità di vigilanza.

I provvedimenti di emergenza. E “il sistematico ricorso a provvedimenti di natura emergenziale” preoccupa l’Autorità di vigilanza sugli appalti che si è soffermata soprattutto sull’affidamento di lavori pubblici gestito dalla Protezione civile, dai “grandi eventi” (G8, mondiali di nuoto, celebrazioni per l’Unità d’Italia…) al terremoto in Abruzzo. C’é “il timore”, avverte l’Authority, di “una sistematica ed allarmante disapplicazione delle norme del codice degli appalti”. Per l’Autorità “il continuo riproporsi dell’emergenza” fa cadere i requisiti di eccezionalità e imprevedibilità, che giustificherebbero poteri straordinari e ordinanze in deroga alle regole su procedure di gara a affidamenti, e comporta “una dilatazione dei tempi dell’intervento straordinario oltre ogni riferimento logico e funzionale legato all’emergenza stessa”.

La nozione di “grande evento”, sottolinea poi l’Autorità, “è stata applicata a fattispecie assai disomogenee e in ogni caso prive dei requisiti di imprevedibilità e urgenza”. Nella relazione annuale L’Authority ha preso in esame anno per anno, dal 2001, l’andamento degli appalti gestiti “in regime di emergenza” con ordinanze di protezione civile. Ed ha rilevato una “tendenza all’incremento” raggiungendo nel 2009 il picco più alto per numero (49 ordinanze) e spesa globale (3,94 miliardi).

Picco che “si giustifica prevalentemente” con l’emergenza del terremoto in Abruzzo. Negli ultimi dieci anni, sottolinea il presidente dell’Authority, Luigi Giampaolino, “una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per per investimenti relativi a contratti sottratti in tutto o in parte non solo all’osservanza delle procedure previste dal Codice dei contratti degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell’ambito dei “grandi eventi”, anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell’Autorità di vigilanza”.

I debiti dello Stato. I tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione “oscillano in un range che va da un minimo di 92 giorni ad un massimo di 664”. Dice l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che stima in “circa 37 miliardi di euro, pari al 2,4% del Pil” la “la presunta esposizione debitoria ” della P.A. Di cui “una parte consistente deriverebbe dalla gestione del sistema sanitario e dalla raccolta dei rifiuti solidi urbani”.

Intanto la crisi non ha frenato i contratti pubblici pubblici che, nel 2009, considerando le gare di appalto di importo superiore a 150mila euro, hanno raggiunto un importo di 79,4 miliardi di euro, pari al 6,6% del Pil. Rispetto all’anno precedente c’é stato un aumento del 4,8%. (+2,6% in termini reali). L’impatto sull’occupazione, diretta e indiretta, “sarebbe dell’ordine di 32mila unità”, che può arrivare a 50mila “se si aggiungono gli effetti di moltiplicazione sulla domanda interna”.

E quanto ai primi tre mesi del 2010, da primi dati l’Autorità ha registrato un incremento dell’11% (a quota 17,3 miliardi) rispetto allo stesso periodo del 2009. La stabilizzazione della domanda, sottolinea il presidente dell’Autorità, Luigi Giampaolino, “ha attenuato l’intensità della relazione, incrementato la dotazione infrastrutturale del Paese e contenuto i costi occupazionali della crisi”. Ma “la portata positiva di tale incremento di domanda è stata indubbiamente limitata dal diffuso problema dei ritardati pagamenti”, causa “di pesanti implicazioni sull’equilibrio finanziario e, quindi, sullo sviluppo stesso sia delle imprese che del mercato”.

Quello dei ritardi dei pagamenti, ricorda l’Authorità, è una problematica particolarmente avvertita ” dalle piccole e medie imprese in un momento di crisi economica e di maggiori difficoltà per l’accesso al credito.