Anche in Italia si attende l’arrivo delle auto cinesi super-economiche, ma i veicoli sotto i 5.000 euro resteranno un miraggio.
Per decenni le auto cinesi sono state percepite come veicoli di scarsa qualità e di quasi nullo appeal. Un po’ per presunzione e un po’ per superficialità, l’Occidente ha cominciato a preoccuparsi davvero della concorrenza di Pechino nel settore automobilistico con il solito sconveniente ritardo. Le cose sono drasticamente cambiate una decina di anni orsono. Cioè quando anche i più distratti si sono resi conto che la Cina, dopo essersi specializzata come vera e propria fabbrica del mondo, era diventata una potenza industriale all’avanguardia e un temibile concorrente a livello commerciale in ogni settore. Compreso quello delle auto, dove i produttori di Italia, Francia e Germania si sono sempre sentiti dei leader a livello internazionale.
Il problema attuale riguarda la possibilità che dalla Cina potrebbero presto arrivare in Europa tantissime macchine di discreta qualità dai prezzi ridotti: auto piccole, di facile gestione, perfette per la mobilità cittadina. Con prezzi di listino a partire dai 1.800 euro fino ai 9.000 euro.
Attualmente, sul mercato italiano operano però solamente due marchi cinesi, Aiways e BYD, ed entrambi producono berline e SUV dai prezzi non tanto più bassi rispetto alla media dei veicoli realizzati in Europa… Per il resto ci si affida agli importatori, che alzano i prezzi e rendono complicata distribuzione e assistenza.
I modelli provenienti dalla Cina con prezzi più bassi rispetto alle auto europee, di fatto, sono bloccati in Oriente: non possono arrivare agli automobilisti italiani. Principalmente perché rappresentano un pericolo per i nostri costruttori e poi perché potrebbero non rispettare gli standard di sicurezza e qualità previsti in Europa.
Ecco perché, su pressione di vari Governi, l’UE ha avviato un’indagine anti-dumping finalizzata a svelare cosa si nasconde dietro i prezzi bassi dei modelli già importati da Pechino.
Guerra alle auto economiche cinesi: dazi del 45%
Ci sono anche altre ragioni per cui le auto cinesi più economiche non sono ancora ampiamente commercializzate in Europa. Le vetture vendute da noi devono rispettare rigide normative di sicurezza e ambientali. Ma le case automobilistiche cinesi non sembrano ancora pronte ad adeguarsi a tutti questi standard. Il processo di adeguamento comporterà di per sé un aumento dei prezzi.
L’UE cerca poi di applicare tariffe particolari e dazi sulle importazioni proprio per rendere le auto cinesi meno competitive in termini di prezzo rispetto ai veicoli prodotti in Europa o Paesi amici. Infine, le grandi case automobilistiche cinesi hanno difficoltà a costruire una rete di distribuzione e assistenza efficiente in Europa.
La situazione sta cambiando. Alcuni marchi cinesi come BYD, MG e NIO stanno già entrando nel mercato europeo con modelli elettrici e ibridi competitivi. Poi ci sono le collaborazioni con gruppi automobilistici europei, come quella tra Leapmotor e Stellantis, che di certo faciliteranno l’ingresso di auto cinesi nel mercato europeo. Intanto, però, l’Unione Europea ha votato per l’adozione di dazi definitivi sui veicoli elettrici a batteria (BEV) prodotti in Cina. Si parla di dazi fino al 45%, da attuare già a fine mese.
La decisione è giunta dopo mesi di dibattiti e deliberazioni tra gli Stati membri, ognuno con un’opinione diversa sul tema dell’aumento delle tariffe. La Francia, per esempio, ha appoggiato la misura dopo aver inizialmente spinto l’UE ad avviare dei negoziati. I tedeschi, invece, si sono espressi più volte contro il provvedimento, sollevando preoccupazioni sulle conseguenze per le proprie case automobilistiche in difficoltà.