Allo studio un prelievo dell’1% sui baby-pensionati

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 11 Ottobre 2011 - 09:10 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E’ in fase avanzata di studio un prelievo dell’1% sugli assegni pensionistici di chi è uscito dal lavoro con meno di 50 anni di età. Una stretta sulle baby-pensioni, quindi, come forma di mini-contributo di solidarietà per finanziare, sia pure solo in parte, l’alleggerimento della contribuzione sui contratti di apprendistato. Una specie di tassa di scopo, due misure collegate, da inserire subito nel decreto sviluppo. Proprio perché ancora in fase di studio, la misura resta aperta: potrebbe essere estesa a chi è andato in pensione con un’anzianità contributiva inferiore ai 25 anni. Non si esclude che possa essere circoscritta ai trattamenti superiori a una certa soglia, 20 o 30 mila euro annuali. L’ipotesi più accreditata prevede di far scattare il prelievo sulla porzione di assegno previdenziale eccedente l’integrazione al minimo (500 euro).

Il provvedimento interessa circa 530 mila baby-pensionati sotto i 50 anni di età, di cui 103 mila a carico dell’Inps, con il resto erogato dall’Inpdap (239 mila donne, 185 mila uomini). Il costo per questi trattamenti raggiunge i 9,5 miliardi annuali (7 miliardi dal pubblico impiego): il mini-contributo darebbe vita a un mini-gettito, valutabile intorno ai 100 milioni di euro, o poco meno. Due terzi di queste baby-pensioni sono concentrati al nord, con al primo posto i 110 mila trattamenti della Lombardia.

L’età media dei percettori di baby-pensionati in questione, secondo i dati Inps, è compresa tra i 63,2 anni (chi è uscito dal lavoro tra 35 e 39 anni) e i 67 anni (chi è uscito dal lavoro tra 45 e 49 anni). Contrario il sindacato. La Spi-Cigl considera il provvedimento “inaccettabile e impraticabile”: non sarebbe equo e colpirebbe una fascia di anziani oltre i 60 anni con assegni molto bassi.