Banca Etruria: ipotesi truffa e faro su Consob e Bankitalia

Banca Etruria: ipotesi truffa e faro su Consob e Bankitalia
Banca Etruria: ipotesi truffa e faro su Consob e Bankitalia

ROMA – Dopo quelli di Adusbef, Federconsumatori e Codacons, in procura ad Arezzo si attendono ora anche gli esposti dei singoli ex obbligazionisti che si ritengono ‘vittime’ in seguito alla situazione di Banca Etruria. I ritardi, ha spiegato il procuratore Roberto Rossi, sono legati al fatto che le posizioni devono essere ricostruite in maniera dettagliata attraverso precisa documentazione bancaria.

Dagli esposti scaturirà con ogni probabilità il quarto fascicolo (dopo i tre aperti sulle false fatturazioni, ostacolo alla vigilanza e conflitto di interessi) quello che indagherà sull’ipotesi di reato di truffa.    Intanto prosegue l’inchiesta sul conflitto di interessi che vede indagati l’ex presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi e il dirigente già presidente del gruppo Federico Del Vecchio Luciano Nataloni.

Al momento, secondo quanto confermato da fonti vicine alla procura, non ci sarebbero altri nomi sul registro degli indagati. Gli accertamenti del nucleo tributario della Guardia di Finanza di Arezzo sono finalizzate all’esame della gran mole di documentazione a disposizione degli investigatori. Le contestazioni del procuratore Roberto Rossi a Rosi e Nataloni si rifanno alla relazione di Bankitalia che nel febbraio scorso decise il commissariamento di Banca Etruria. Fabio Tonacci di Repubblica pubblica il contenuto degli elementi a disposizione dei magistrati.

Nella storia recente di Banca Etruria c’è un anno, il 2013, che è più importante degli altri. Perché in quei dodici mesi accadono due cose, l’aumento di capitale per 100 milioni di euro e l’emissione di circa 120 milioni di euro di obbligazioni subordinate, che stanno portando la procura di Arezzo a valutare il ruolo di chi quelle operazioni doveva controllare e vigilare. Bankitalia e Consob […]

Tra le carte del procuratore capo Roberto Rossi c’è una denuncia per “omessa vigilanza della Banca d’Italia e di altri soggetti che hanno provocato un danno enorme, bruciando il risparmio di migliaia di persone”. E’ firmata da Elio Lannutti di Adusbef e Rosario Trefiletti di Federconsumatori. Viene definita “interessante” da un punto di vista investigativo, perché messa in relazione, appunto, a quello che è successo nel 2013.

Sull’aumento patrimoniale di 100 milioni, effettuato a luglio e rivelatosi poi insufficiente, vengono citati nella denuncia due passaggi del prospetto di Bankitalia emesso allora: “al momento gli esiti dell’ispezione non sono noti e prevedibili”, e quindi “ove la qualità del portafoglio creditizio e delle garanzie a mitigazione del relativo rischio dovessero essere considerate non pienamente soddisfacenti, i requisiti aggiuntivi richiesti da Banca d’Italia potrebbero essere innalzati”. (Fabio Tonacci, La Repubblica).

 

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