Banca Popolare di Bari: indagati i vertici, 70mila azionisti tremano Banca Popolare di Bari: indagati i vertici, 70mila azionisti tremano

Banca Popolare di Bari: indagati i vertici, 70mila azionisti tremano

Banca Popolare di Bari: indagati i vertici, 70mila azionisti tremano
Banca Popolare di Bari: indagati i vertici, 70mila azionisti tremano (foto ANsa)

BARI – Indagati i vertici della Banca Popolare di Bari. Ora per i 70mila azionisti comincia la paura: che fine faranno i loro soldi? I vertici della banca sono indagati per i reati, contestati a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, ostacolo all’ attività della Banca d’Italia e false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consip: per questo la Procura di Bari ha fatto notificare un avviso di proroga delle indagini ai vertici della Banca Popolare di Bari (BpB). I fatti – riporta Mara Chiarelli su La Repubblica – risalgono al periodo 2013-2016 quando la BpB acquistò la Cassa risparmio di Teramo.

Sei gli indagati: il presidente Marco Jacobini, l’allora direttore generale Vincenzo De Bustis, ex amministratore delegato di Mps e Deutsche Bank Italia, i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi (rispettivamente condirettore generale e vice), il responsabile della linea contabilità e bilancio della popolare Elia Circelli, il dirigente dell’ufficio rischi Antonio Zullo. A carico di Marco Jacobini e dei suoi due figli si ipotizzano anche i reati di concorso in maltrattamenti ed estorsione. De Bustis, invece, è accusato solo di maltrattamenti. La vicenda all’attenzione dei pm riguarda presunte irregolarità nascoste nei bilanci dell’istituto di credito svelate ai magistrati da un funzionario incaricato di mettere a posto le carte nell’ufficio rischi. Il dipendente avrebbe evidenziato ai vertici della banca le irregolarità emerse durante la sua attività, ma queste sue segnalazioni non sarebbero state gradite dai vertici della banca, al punto che il funzionario sarebbe stato mobbizzato e licenziato.

Sulla Banca popolare di Bari la Procura ha in corso un’altra indagine che riguarda criteri e metodi con cui la BpB ha gestito gli ordini di vendita delle azioni da parte di alcuni soci prima che queste venissero deprezzate. In particolare, ritiene la Procura, per agevolare alcuni grossi azionisti, gli ordini di vendita dei titoli sarebbero stati inseriti manualmente senza rispettare l’ordine cronologico e violando così il principio della parità di trattamento dei soci, a danno dei piccoli azionisti. Una delle contestazioni mosse in questa indagine riguarda la vendita, prima che venissero deprezzate, delle 430mila azioni della Banca Popolare di Bari contenute nel portafoglio della società barese Debar. Alla Debar – secondo l’accusa – sarebbe stato concesso di vendere le azioni nell’asta del marzo 2016, prima cioè dell’assemblea dell’aprile successivo in cui le stesse azioni subirono un deprezzamento del 20 per cento, da 9,53 a 7,50 euro. Anche in questa inchiesta, come in quella che ha portato alla proroga delle indagini a carico di Jacobini, di manager ed ex manager della Bpb, si ipotizza il reato di ostacolo alle attività degli organi di Vigilanza, Consob (rpt Consob) e Banca d’Italia.

“Le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa è bene che siano oggetto di ogni approfondimento da parte della Procura, per consentire poi alla Banca Popolare di Bari di agire nei confronti dell’autore di tali inaccettabili propalazioni”. È quanto dichiara in una nota l’istituto di credito. “Sia chiaro: per la Banca – prosegue la nota – contano solo i fatti, gli atti, i numeri, la trasparenza delle procedure e, di conseguenza, la fiducia dei soci e dei clienti. E’ così fortemente auspicabile che gli accertamenti (a cui vi è ampia disponibilità a cooperare) siano rapidi, per sostituire al clamore mediatico, la certezza della correttezza dei comportamenti tenuti”.

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