Banche, fuga dalle azioni: il gennaio nero delle Borse

Banche, fuga dalle azioni: il gennaio nero delle Borse
Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa italiana (Foto Lapresse)

MILANO – Banche, continua la fuga degli azionisti. A Milano la giornata è partita malissimo: Piazza Affari ha seguito i ribassi dei mercati finanziari asiatici e ha aperto con un calo del Ftse Mib del 2,8%, per restare la peggiore piazza d’Europa per tutta la giornata.

Piazza Affari scivola ulteriormente nell’ultima mezz’ora di scambi. L’indice Ftse Mib cede alla fine il 4,83% a 17,967 punti, a fronte di un calo medio del 3,5% degli indici europei, mentre Dow Jones (-2,71%) e Nasdaq (-3,14%) scivolano con il greggio scendono sotto i 27 dollari a barile (26,89 dollari per l’esattezza). Sono 14 le blue chips sospese, pari a quasi metà paniere. Stop per Poste Italiane (-6,12%), Generali (-5,14%), Ferragamo (-1,96%), Unipol (-2,88%), Mps (-22,2%). Congelata anche Carige (-17,79%).

La fibrillazione delle Borse ha portato ad un incontro tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Dal mini-vertice è poi emerso un comunicato in cui si sottolinea come “le recenti turbolenze finanziarie sono seguite dalle autorità competenti con attenzione” e si sostiene che questo tempo è “favorevole agli investimenti in Italia grazie alle riforme in corso e al miglioramento della situazione occupazionale e economica”.

Eppure il mercato non sembra fidarsi molto delle rassicurazioni del ministro dell’Economia, della Bce, della Consob (la Commissione che vigila sulle società e la Borsa) e dell’Abi (l’Associazione dei bancari italiani). Il timore è che le informazioni aggiuntive sui crediti deteriorati richieste da Francoforte agli istituti italiani non siano solo una “pratica di supervisione standard”. Tanto che le uniche banche che in Borsa non crollano sono Mediobanca e Intesa SanPaolo, non toccate da questo “esame” della Bce.

Il mercato, più che alle rassicurazioni, si fa influenzare dal timore che l’Unione europea obblighi a togliere dal bilancio i debiti, costringendo le banche a rifinanziarsi. In questo caso, però, sarebbero diversi gli istituti che non ce la farebbero da soli. Ma gli aiuti pubblici sono vietati da Bruxelles. Restano solo quelli degli azionisti, il cosiddetto bail-in. In questa situazione gli investitori fuggono e i titoli bancari crollano.

A questa situazione già tesa si aggiunge quella altrettanto difficile, se non peggiore, delle piazze asiatiche, i dati negativi sull’economia cinese e il continuo crollo delle quotazioni del petrolio provocato da un surplus dell’offerta dopo la normalizzazione delle relazioni internazionali con l’Iran

Alla Borsa di Tokyo in fine seduta l’indice Nikkei ha perso il 3,35%. Forti perdite anche per Hong Kong, con un calo superiore al 3,80%, ai livelli minimi da quattro anni. In calo anche le altre cinesi Shanghai (-1,77%) e Shenzhen (-1.63%). In netto ribasso inoltre il Kospi sudcoreano (-2,55%), l’S&P/Asx 200 australiano (-1.26%) e il Sensex indiano (-1,69%).

 

 

 

 

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