Il network che guida il mondo: indignati, le ragioni scientifiche

ROMA – Un modello matematico offre una sponda scientifica alle proteste degli indignados di tutto il mondo. Analizzando le interconnessioni fra 43 mila corporation transnazionali, un terzetto di teorici dei sistemi complessi del Federal Institute of Technology di Zurigo, ha identificato un piccolo gruppo di compagnie, soprattutto banche, che detiene un potere sproporzionato di controllo dell’economia globale. Parliamo di Barclays, Capital Group Companies Inc., Fmr Corporation, Axa, State Street Corporation, JP Morgan Chase & Co,  Legal & General Group plc, Vanguard Group Inc, UBS AG, Merrill Lynch & Co Inc, per citare le prime 10 della speciale classifica delle 147  società iper-connesse. Tra le italiane, solo Unicredit compare nella lista, al posto numero 47.

Che un gruppo ristretto di banchieri reggesse le sorti del mondo non era un segreto per nessuno, non solo per i sostenitori di “Occupy Wall Street”. Lo studio, però, oltre a confermare l’opinione diffusa, è molto importante perché offre una traccia, delinea un progetto di sistema per rendere il capitalismo globale più stabile. Con il vantaggio di sottrarre il nuovo strumento di previsione  e controllo alle ideologie. “La realtà è complessa, bisogna uscire dai dogmi, sia di chi agita teorie cospirative per ogni fatto economico, sia dei fanatici del libero mercato. Le nostre teorie sono agganciate alla realtà”, spiega James Glattfelder, uno dei ricercatori.

Analisi precedenti avevano già individuato la concentrazione della ricchezza globale nelle mani di un ristrettissimo numero di corporation. Ma era stato preso in considerazione un campione poco rappresentativo e, soprattutto, non era contemplato il reticolo delle proprietà indirette, delle partecipazioni societarie.

Da un database con  37 milioni di compagnie e investitori di tutto il mondo sono state estratte le 43 mila corporation e relative connessioni, i link che le tengono unite. Quindi è stato impostato il modello matematico che individua chi controlla chi: accoppiato con le cifre dei profitti di ognuna, ecco qua che salta fuori la mappa del potere economico mondiale.

Il risultato rivela un nocciolo costituito da 1318 società strettamente legate legate fra di loro. Pur rappresentando i 20% dei profitti mondiali, l’intreccio dei loro legami le mette in condizione di detenere il 60% del controllo dei blu chip (aziende ad alta capitalizzazione) e dei grandi gruppi. Un po’ meno della metà di questi profitti, a un livello più profondo di analisi, risulta controllato dalle 147 società che, in ultima istanza, decidono i destini del capitalismo globale. Questa concentrazione, affermano gli studiosi, non è un male in sé: è il sistema di interconnessione il problema. La sofferenza di uno si propaga all’istante, rendendo impossibile mettere il malato in isolamento. Una risposta credibile ai problemi di contagio, può arrivare solo da una disciplina dell’antitrust transnazionale.

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