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Banche. “Italia tossica, test cruciale per la Bce”, Wall Street Journal

di Warsamé Dini Casali |3 Novembre 2014 14:34

Banche. “Italia tossica, test cruciale per la Bce”, Wall Street Journal

ROMA – Banche. “Italia tossica, test cruciale per la Bce”, Wall Street Journal. Il successo di un eventuale programma di acquisto di bond su larga scala, quantitative easing, da parte della Bce dipenderà dall’Italia. E’ quanto scrive il Wall Street Journal (leggi qui), in una lunga analisi dal titolo: “L’Italia tossica è il test cruciale del Qe” dopo i risultati degli stress test che hanno penalizzato il sistema bancario italiano.

Il quotidiano economico Usa sottolinea che la terza economia dell’eurozona attraversa una fase ”velenosa” con ”una debole crescita e un alto debito, pari al 135% del Pil, negli anni prima della crisi è cresciuta ad una media di meno dell’1% l’anno e ora sta scivolando in una nuova recessione, la terza in sei anni”. Inoltre le ”condizioni del credito continuano a peggiorare”.

E quindi, afferma il Wsj, “se il programma di Qe non riuscirà a salvare l’Italia, non potrà salvare l’Eurozona“. Per il quotidiano comunque il Qe non “potrà risolvere” i problemi dell’economia italiana legati da piccole e medie imprese “altamente indebitate” e a controllo familiare. Una situazione che “richiede una rivoluzione culturale”.

Il quotidiano dubita però che dopo l’esame della Bce i problemi del credito in Italia siano stati risolti perché i test di Francoforte hanno ”coinvolto solo 15 banche italiane su 680”. E quindi fino a quando l’Italia ”non riformerà” il proprio sistema finanziario, ”come ha fatto la Spagna”, le banche continueranno ad avere ”difficoltà nel far confluire il credito all’economia reale, a prescindere dall’ammontare di liquidità che la Bce metterà a disposizione”, spiega il Wsj,  sottolineando che questo è solo una parte del problema, infatti  difficoltà esistono anche dal lato della raccolta.

Gli istituti di credito sono sotto pressione affinché riducano i propri bilanci ora molto dipendenti dalla liquidità Bce. Il programma Abs di Francoforte può aiutare fino a un certo punto, secondo il quotidiano, ma la soluzione più a lungo termine è quella di liberarsi dei 320 miliardi (lordi) di sofferenze pari al 16% degli impieghi.

Condizioni necessarie per raggiungere questo obiettivo sono però un efficiente quadro normativo che permetta di recuperare i debiti ristrutturati in un tempo breve mentre ora ci vogliono 7 anni e un flusso di capitale azionario che inietti fondi freschi nelle aziende sane e che compri le attività che le banche devono dismettere. Attualmente però le aziende italiane sono timorose a chiedere denaro a investitori esteri ma al tempo stesso questi sono a loro volta timorosi di esporsi al mercato italiano.

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