Banche: Passera, separare chi dà credito da chi specula

Corrado Passera

Per evitare il ripetersi dei disastri degli ultimi anni le persone di buon senso concordano ormai sulla necessità di regole globali. Lo ha affermato l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, nel corso di un intervista al Corriere della Sera in cui, a proposito del solco che sembra approfondirsi tra politica e mondo bancario,  ha sottolineato come questo sia «solo tra estremisti». «Sarkozy, come Obama, ma anche Draghi –  ha osservato  il numero uno della banca milanese – distinguono tra le banche che raccolgono depositi e fanno credito, da quelle che forse non dovrebbero nemmeno chiamarsi banche perché fanno solo o prevalentemente finanza, trading, speculazione».

Passera  ha aggiunto poi che «se il mondo avesse avuto le regole e i sistemi di controllo italiani e di qualche altro paese in Europa, la grande crisi non ci sarebbe stata o non sarebbe stata così grave». Ed è anche per questo insieme di fattori che l’Europa ha retto meglio, privilegiando la coesione sociale. L’ amministratore delegato del gruppo milanese ha poi concordato con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sul fatto che sia la politica a dover fare le regole: «e ci aspettiamo che lo faccia e che assicuri controlli efficaci attraverso autorità adeguate in tutti i paesi».

Il banchiere ritiene inoltre che «quella dei bonus, soprattutto, ma non solo, ai traders americani è un’enormità socialmente insopportabile» ma il tetto imposto dai parlamentari «dimostra l’incapacità di affrontare razionalmente il problema e la volontà di fare solo populismo».

Sui temi più generali dell’economia e della crisi Passera ha affermato che la priorità ora è la coesione sociale mentre l’emergenza numero uno resta l’occupazione. Sul ruolo dell’Italia nel contesto mondiale ha avvertito che «in Europa ci siamo persi l’opportunità di Tremonti» alla presidenza dell’Eurogruppo «e ora non dobbiamo perderci quella di Draghi» al guida della Bce «anche se ce lo terremmo volentieri in Italia».

Sullo stabilimento Fiat di Termini Imerese, infine, Passera ha affermato «che si dovrà comunque trovare una soluzione per quell’insediamento» anche se «credo che Termini non abbia sbocchi automobilistici».

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