Bankitalia: imprese italiane vulnerabili rispetto a media europea

Pubblicato il 27 Aprile 2010 - 12:01 OLTRE 6 MESI FA

Le imprese italiane, nel periodo 2004-2007, hanno visto crescere il proprio fatturato a un ritmo più veloce rispetto a quelle del resto d’Europa, ma hanno mostrato una redditività molto inferiore. A rilevarlo è un “occasional paper” della Banca d’Italia, messo a punto da Antonio De Socio del Servizio studi di struttura economica e finanziaria.

Prendendo in esame le imprese dei 12 Paesi che hanno adottato l’euro fin dall’inizio e il Regno Unito, sulla base di oltre 500mila bilanci presenti nell’archivio Amadeus, lo studio mostra che le imprese italiane «presentano diversi fattori di debolezza rispetto a quelle europee».

In primo luogo appaiono caratterizzate da una minore capacità di generare reddito dalla gestione operativa, benché nel periodo considerato abbiano registrato una espansione dei volumi di fatturato leggermente superiore.

In secondo luogo, un alto indebitamento, rispetto sia al fatturato sia al capitale di rischio, comporta una più elevata incidenza degli oneri finanziari.

In terzo luogo, per le imprese italiane è maggiore il peso dell’indebitamento a breve termine e minore la disponibilità di attività liquide. Infine, é assai elevata la quota di crediti commerciali sul totale dell’attivo. Nel complesso, si legge quindi nello studio, «la fragilità finanziaria è confermata dalla più elevata frazione di imprese italiane finanziariamente vulnerabili rispetto alla media europea».

Tra il 2004 e il 2007, dice infatti lo studio, il tasso di crescita del fatturato per i tredici paesi considerati è stato pari al 5,8% in media d’anno, con il picco della Spagna (+7,4%): per l’Italia la crescita è stata del 6%, quindi in linea con quella complessiva. Ma quando si guarda alla redditività netta (il valore considerato è il Roe, cioé il rapporto rea i profitti netti e il patrimonio netto) le differenze tra le imprese italiane e quelle degli altri Paesi sono molto elevate.

Nel periodo considerato, infatti, il Roe nel totale dei 13 Paesi è stato pari al 10,5% in media d’anno, a fronte del 5,6% per l’Italia, il valore più basso fra tutti i Paesi considerati. Un risultato, questo “che potrebbe dipendere, fra l’altro, dal peso degli oneri finanziari oppure dalla minore capacità delle imprese italiane di generare reddito dalla gestione operativa”. L’Italia, inoltre, ha un Roe più contenuto in tutti i settori, con una marcata differenza nelle costruzioni (appena 3,6%).

Guardando invece all’indebitamento e alla struttura finanziaria, il valore del leverage, calcolato come rapporto fra i debiti finanziari e gli accantonamenti ai fondi e la loro somma con il patrimonio netto, nel quadriennio preso in considerazione è rimasto stabile al 47,4%, ma l’Italia ha il valore più alto di tutti, al 57,8%. Secondo lo studio, le fragilità della imprese italiane “hanno verosimilmente svolto un ruolo anche nell’attuale crisi, in cui il peggioramento nell’accesso al credito ha riguardato principalmente le imprese di minore dimensione, solitamente meno capitalizzate.

Il maggior peso degli oneri finanziari rispetto alle imprese europee implica una minore disponibilità di risorse interne da investire nell’impresa e quindi la necessità di finanziare il capitale circolante o gli investimenti ricorrendo al debito finanziario o all’aumento del capitale di rischio. La presenza di una liquidità inferiore e di una quota di debito a breve termine superiore rispetto alle imprese europee possono aumentare le difficoltà in una situazione di crisi di liquidità e di difficoltà di rifinanziamento del debito.

Un possibile elemento di criticità è rappresentato dall’elevato peso del debito commerciale: questo da un lato può essere positivo, nella misura in cui consente alle aziende di dilazionare i propri pagamenti; dall’altro può rappresentare un canale di propagazione della crisi, attraverso lo spostamento verso i propri fornitori delle difficoltà delle imprese di finanziare il capitale circolante”. Ecco una tabella con il tasso di crescita del fatturato e il Roe per le imprese di alcuni dei Paesi presi in considerazione dallo studio e per 13 Paesi nel complesso (valori mediani, anni 2004-2007).