In vista della scadenza cruciale del 31 ottobre 2024, il Fisco ha deciso di inasprire i controlli su bar, ristoranti e pasticcerie.
Anche se c’è un chiaro motivo a spingere l’autorità fiscale ad accanirsi sul settore, sotto sotto, non c’è nulla di nuovo. Il problema è così noto nella sua costitutiva nebulosità da poter essere adattato come un vecchio e caro luogo comune. Una di quelle situazioni che, oramai, si è quasi tentati da fraintendere per simpatico folclore: un dato di fatto.
Parliamo del problema dei redditi sommersi nel settore della ristorazione. Una questione complessa e con radici così profonde che per capirne la vera origine bisognerebbe forse tornare ai tempi di Numa Pompilio. Bar, ristoranti e pasticcerie dichiarano redditi microscopici attuando una macroscopica e sistematica evasione. Lo Stato non riesce però ad arginare il fenomeno.
Sì, il settore della ristorazione è vasto e include centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, realtà difficili monitorare e controllare. Di conseguenza, per anni, si è tollerato che in tali esercizi si muovesse un gran numero di lavoratori impiegati in modo irregolare o sommerso. E proprio questi contratti pochi chiari complicano ulteriormente la rilevazione dei redditi effettivi.
Alcuni esercizi hanno saputo poi evolversi perfettamente per rispondere alle nuove esigenze dettate dalla contingenza. Magari non cambiano menù da trent’anni ma, con le frodi fiscali, hanno saputo mettere in campo metodi sempre più sofisticati e aggiornati. Anche se l’evergreen delle transazioni in contanti sembra ancora il veicolo migliore per poter aggirare ogni possibile tracciamento dei flussi finanziari.
La Finanza apre gli occhi sul sommerso di bar, ristoranti e pasticcerie?
Chi dovrebbe controllare si stringe nelle spalle. Le scuse sono note. La più funzionale riguarda il discorso delle priorità: le autorità fiscali hanno risorse limitate e devono concentrarsi su obiettivi più importante… Che sarà mai un po’ di evasione sul conto del bar o del ristorante? Poi c’è il tema normativo. Le piccole imprese vengono, diciamo, perdonate se di fronte a normative fiscali complesse e difficili da applicare non riescono a presentare dichiarazioni dei redditi perfette.
Qualcuno si impegna anche in analisi del fenomeno. Per esempio, è venuto fuori che nel 2022 i bar, i ristoranti e le pasticcerie hanno dichiarato al fisco in media 12.266 euro. Un dato risibile rispetto al realistico giro d’affari di certi esercizi e totalmente squilibrato rispetto a quanto dichiarato da altri settori.
La sorpresa è la notizia dell’apertura di una task force formata dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza per contrastare il problema. La Finanza starebbe utilizzando strumenti di intelligenza artificiale per analizzare le banche dati fiscali e individuare discrepanze nei redditi dichiarati.
Controlli per il concordato con l’AI
L’obiettivo è far emergere i redditi non dichiarati specie di esercizi come quelli attivi nella ristorazione e incentivare i contribuenti a presentare dichiarazioni fedeli. Entro il 31 ottobre i contribuenti con partite IVA dovranno infatti decidere se aderire al concordato preventivo biennale o “rischiare” di essere sottoposti a controlli mirati.
Il concordato preventivo biennale è una sorta di accordo tra i contribuenti e l’Agenzia delle Entrate che permette di saldare le imposte dovute in un periodo di due anni sulla base della valutazione dei redditi dichiarati. L’adesione al concordato richiede una maggiore trasparenza e maggiore apertura nei confronti delle autorità fiscali. E questa cosa potrebbe non essere ben vista da tutte le imprese, specie da quelle che hanno dichiarato pochino. Ecco: i redditi dichiarati, sempre relativamente al 2022, dicono che i ristoranti hanno raggiunto redditi medi di 15.153 euro. I poveri ristoratori sono stati addirittura superati dai tassisti (con 15.449 euro) che storicamente erano quelli che guadagnavano meno di tutti.
Il Fisco controllerà anche le discoteche che in media hanno indicato 17.566 euro di reddito. Le pasticcerie, sempre in media, si sono fermate a un reddito di 12.266 euro. Ovviamente la realtà varia molto su base regionale. Colpisce molto anche il dato dei balneari di Rimini, che hanno dichiarano redditi medi da 29.841 euro.