La Bce alza i tassi all’1,25%: prima il controllo dell’inflazione, poi la crescita

La Bce ha alzato di un quarto di punto i tassi: la paura dell’inflazione ha prevalso sulla spinta alla crescita.  Il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha portato il tasso di rifinanziamento pronti contro termine, all’1,25%. E’ dal luglio 2008 che l’Eurotower non ritoccava al rialzo il costo del denaro, quando il livello del costo del denaro fu portato al minimo storico dell’1 per cento.

La Bce ha preso quindi una strada diversa rispetto alla Fed che mantiene i tassi prossimi a zero (“ora non è il momento giusto per alzare i tassi di interesse negli Stati Uniti”, ha detto oggi il presidente della Federal Reserve di Cleveland, Sandra Pianalto) e alla Banca d’Inghilterra, che si è riunita oggi e come previsto ha lasciato invariato il tasso d’interesse principale al minimo storico dello 0,5%. L’aumento del costo del denaro indebolirà le imprese ma anche le famiglie, con un aggravio delle rate sui mutui. E poi c’è la vulnerabilità di Grecia, Irlanda e Portogallo. Senza dimenticare l’euro forte che già sfiora gli 1,43 dollari (il cambio euro/dollaro è al momento stabile a 1,4285) e pesa sulle esportazioni.

L’ultima mossa della Bce sui tassi risale al maggio del 2009, quando ha abbassato dello 0,25% il tasso di rifinanziamento pronti contro termine, portandolo al minimo storico dell’1%. Rialzati, rispettivamente allo 0,50% e al 2% anche il tasso sui depositi e quello marginale dallo 0,25% e dall’1,75%.

Le tensioni inflazionistiche, con gli ultimi dati che a livello europeo hanno visto la variabile macroeconomica salire ben oltre il target del 2%, hanno avuto una indubbia influenza nella scelta. Difficilmente senza l’allungo del prezzo del petrolio, segnato in questi mesi del 2011 in scia alle tensioni mediorientali, la Bce avrebbe sveltito i tempi della stretta creditizia. Se escludiamo la Germania, unica vera economia solida e in salute del Vecchio Continente, i rischi sono di togliere ossigeno a Paesi come il Portogallo che già a questi livelli hanno difficoltà a finanziarsi a tassi sostenibili.

Le parole dei principali esponenti della Bce, tra cui il nostro Bini Smaghi e lo stesso Jean Claude Trichet, hanno fatto chiaramente capire come lo stimolo all’espansione economica favorito da un livello di tassi particolarmente basso, passi in secondo piano rispetto ai timori inflattivi. Questa ragione spingerebbe verso un incremento dei tassi, così come chiaramente evidenziato dal consenso raccolto tra gli economisti da Bloomberg. Gli esperti peraltro vedono una rapida stretta dei tassi nel 2011, con attese all’1,50% per il terzo quarto dell’anno e dell’1,75% per l’ultimo trimestre 2011.

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