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La Bce “offre” soldi: dalla Spagna all’Italia sarà “fiesta dello spread”?

di admin |20 Dicembre 2011 19:56

foto Lapresse

ROMA – Oggi in Spagna, domani in Italia: la “fiesta dello spread” potrebbe diventare contagiosa. A Madrid sono riusciti a collocare sul mercato 5,6 miliardi di euro di Bonos, i titoli di Stato iberici, di molto oltre l’obiettivo dei 4,5 miliardi. Ma soprattutto li hanno piazzati a tassi di rendimento crollati dal 5,1% all’1,7% a tre mesi e dal 5,2% al 2,4% a sei mesi.

Tradotto: la Spagna paga un interesse anche tre volte più basso sui finanziamenti che le servono per far funzionare la macchina statale. Succede perché il governo del neo premier Mariano Rajoy ha annunciato una manovra economica “lacrime e sangue” da 16,5 miliardi?
Anche, ma soprattutto perché la Bce si appresta a dare liquidità, cioè soldi, alle banche europee con un’asta a 36 mesi e a tassi “regalati”, di questi tempi: fra l’uno e il due per cento.

Perché la Bce pompa liquidità negli istituti di credito europei? Perché riprendano a fare il loro mestiere, cioè prestare soldi alle imprese e ai cittadini, facendo ripartire l’economia, allentando la stretta sul credito e allontanando il rischio di un “credit crunch“, ovvero un blocco letale alla circolazione dei soldi in tutta Europa con conseguente fallimento delle banche.

C’è un altro motivo in questo “regalo” della Bce: che le banche si impegnino ad acquistare titoli del debito pubblico degli Stati in difficoltà. E se le banche riprendono a comprare, la domanda aumenta e gli spread calano. Se i “grossisti” del mercato azionario, quali sono gli istituti di credito, ritornano a chiedere Btp italiani, Btf francesi, o come è già successo Bonos spagnoli, non ci sarà bisogno di offrirli a tassi alti per attirare la clientela. La media ora è del 5% di interesse. In Italia siamo arrivati a offrire l’8% pur di far acquistare i nostri titoli di Stato agli investitori.

Se invece potremo “vendere” la nostra credibilità sui mercati a un prezzo più basso, spenderemo meno per finanziarci con ricadute positive sui bilanci pubblici. Che si potrebbe tradurre, per esempio, in qualche miliardo di euro di manovra correttiva in meno. “Meno spread, meno tasse”.

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