ROMA – Bce, Mario Draghi, 3 mosse pro-crescita: soldi alle banche solo se fanno credito. “Non siamo rassegnati a lasciare che l’inflazione rimanga troppo bassa troppo a lungo”: per il presidente della Bce, Mario Draghi, intervenuto al simposio delle banche centrali di Lisbona, lo 0,7% di inflazione resta il vero spettro europeo (più dell’affermazione del voto euroscettico annunciato dagli exit poll francesi) che mina le prospettive di crescita, con un euro troppo forte per sostenere le esportazioni, con le banche ancora troppo caute e a corto di liquidità per tornare a fare credito alle imprese, che continuano a chiudere.
Il 5 giugno, al primo appuntamento utile e non appena saranno stati pubblicati gli ultimi dati sull’inflazione, Draghi ha pronte le armi, anche quelle non convenzionali per riportare l’inflazione ai livelli attesi, un po’ sotto il 2%. Tre provvedimenti, subito.
Nuovo abbassamento dei tassi: il tasso di riferimento Bce dall’attuale minimo storico dello 0,25% allo 0,15 e forse anche allo 0,10%. Questa riduzione del costo del denaro si rifletterà sui tassi di deposito bancari giornalieri, attualmente a 0 e che verrà portato in territorio negativo, per cui le banche non avranno più incentivi a parcheggiare risorse in assenza di remunerazione e saranno costrette a rimetterle nel circuito produttivo. Il tasso marginale scenderà dallo 0,75 allo 0,65%.
Nuova liquidità alle banche ma vincolata all’erogazione di credito. La Bce si ispirerà al Funding for lending della banca centrale inglese, visto con il maxi-programma Ltro (1000 miliardi) le banche hanno provveduto solo a consolidare i bilanci e guadagnare investendo nei titoli di Stato ad alti rendimenti, evitando però di concedere prestiti alle aziende che nel frattempo hanno dovuto chiudere per mancanza di liquidità. A giugno si cambia:
gli istituti potrebbero prendere in prestito per 4 anni da Francoforte un ammontare di soldi fino al 5% del proprio portafoglio crediti (per l’eurozona sarebbero circa 500 miliardi) da rimborsare a tassi molto bassi se dimostrano di usare il denaro per finanziare famiglie e imprese. (Alberto D’Argenio, La Repubblica)
Acquisto di una serie di prodotti bancari (Abs). Anche questa misura serve ad allentare la morsa del credit-crunch. Si tratta di rendere più sicuro il sistema bancario prendendo in carico le difficoltà degli istituti travolti dalla crisi attraverso una serie di cartolarizzazioni e agendo sul mercato degli Assetbacked security (Abs). La Bce comprerebbe tutti i prodotti affidabili sul mercato liberando gli istituti e spingendo a concedere prestiti ai privati “da impacchettare in nuovi Abs da mettere su un mercato a quel punto ripartito” (D’Argenio, Repubblica).