Bce: "Veneto Banca e Popolare di Vicenza in probabile liquidazione" Bce: "Veneto Banca e Popolare di Vicenza in probabile liquidazione"

Bce: “Veneto Banca e Popolare di Vicenza in probabile liquidazione”

Bce: "Veneto Banca e Popolare di Vicenza in probabile liquidazione"
Bce: “Veneto Banca e Popolare di Vicenza in probabile liquidazione”

MILANO – La Banca centrale europea ha dato il via libera alla liquidazione di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, dopo aver accertato che sono “in dissesto”. Si tratta del primo passo formale verso la creazione della good bank che verrà acquistata da Intesa SanPaolo e della bad bank che si accollerà lo Stato.

Adesso serve il decreto legge del governo, che arriverà al termine del Consiglio dei ministri in programma per oggi, sabato 24 giugno. L’obiettivo, spiega il Tesoro, è “adottare le misure necessarie ad assicurare la piena operatività bancaria, con la tutela di tutti i correntisti, depositanti e obbligazionisti senior e junior retail”.

Venerdì in serata da Bruxelles sono arrivati segnali incoraggianti: ci sono “discussioni costruttive” e “progressi per trovare molto presto una soluzione”. In vista del decreto, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha incontrato a Palazzo Chigi il titolare dell’Economia, Pier Carlo Padoan. “Mi sento di confermare totalmente la garanzia per quanto riguarda i risparmiatori e i correntisti”, ha ribadito il presidente del consiglio.

Fra Tesoro e Intesa sembrerebbe comunque esserci un braccio di ferro su tema degli esuberi. L’operazione dovrebbe comportare circa 4.000 uscite, per un costo di circa 1,2 miliardi di euro. Dei posti di lavoro da tagliare con i prepensionamenti, solo 1.200 nelle venete avrebbero i requisiti, mentre gli altri sarebbero di Intesa che, però, anche dopo l’acquisizione delle good bank, non intende sostenere costi e nemmeno considerare l’ipotesi licenziamenti.

Servirà quindi un rafforzamento del fondo esuberi con un intervento pubblico. In quel caso, Ca’ de Sass potrebbe usufruirne anche per i propri dipendenti. Un’ipotesi che non sembra essere ben vista dalla Commissione europea. Per questo dai sindacati sono arrivati appelli al governo. “In Europa c’è chi vuole i licenziamenti” ha detto il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni.

Altro nodo è il ‘no’ di Intesa alla richiesta del governo di partecipare al rimborso dei titolari di bond subordinati, che saranno praticamente azzerati insieme agli azionisti. C’è poi la necessità, per Intesa, di avere la certezza che vi sarà corrispondenza fra il decreto e la legge in cui verrà convertito. Il governo ha fatto presente che può garantire il suo impegno e che i tempi saranno veloci, ma non risulta che ci siano tecnicismi normativi in grado di blindare il testo.

Intanto, i Consigli di amministrazione delle banche venete hanno fatto il punto della situazione in due riunioni lampo. “Tutti adesso pensano basti un euro – ha detto Gianni Mion, presidente della Popolare di Vicenza a margine di un evento a Milano – Io non posso valutare la proposta, non mi posso lamentare dei professori, io sono stato bocciato. È stato bocciato tutto, le persone, il piano e pure io”.

Fiducioso il presidente emerito di Intesa, Giovanni Bazoli, secondo il quale l’offerta di Ca’ de Sass “avvia il problema verso una soluzione finale e rapida del problema, che è quello che tutti ci auspichiamo”. Anche per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l’offerta “è buona”. Quindi, ha aggiunto, “accontentiamoci pragmaticamente di un’offerta e di una grande banca senza la quale avremmo avuto molti più problemi”.

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