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Benzina, pubblica sceneggiata: governo comanda ammuina. Metà dei benzinai irregolari? Da prima e da sempre

Sceneggiata generale sulla benzina, partecipano tutti. Una parte in commedia all’informazione: viene comunicato che su 5000 ispezioni della Guardia di Finanza in circa 2800 casi si sono riscontrate irregolarità presso altrettanti benzinai, irregolarità relative, tra l’altro, ai prezzi dei carburanti venduti. Il messaggio è chiaro: la Guardia di Finanza si è mossa e i controlli dimostrano che, come dice ministro Salvini, gli ultimi aumenti di prezzo di benzina e gasolio sono colpa dei “furbetti”, furbetti che il governo sta stanando. Furbetti e  speculazione, ma la Guardia di Finanza, per esplicito e pronto comando governativo, sta loro spezzando le reni. Messaggio chiaro, messaggio però finto.

Benzinai ispezionati prima e irregolari come sempre

La grande operazione di ispezione e controllo sui benzinai a seguito degli aumenti di prezzo dei carburanti non c’è stata, la sequenza temporale dei fatti realmente accaduti non è quella narrata dai notiziari. Le circa cinquemila ispezioni alle stazioni di servizio sono il totale che deriva da un anno di lavoro della Guardia di Finanza nel settore, sono ispezioni fatte prima dell’ultimo aumento dei prezzi. E la mole delle irregolarità riscontrate in circa la metà degli impianti ispezionati non è la prova, la pistola fumante, che gli ultimi aumenti sono colpa dei “furbetti degli impianti”.

E’ da sempre che ad ogni giro di ispezioni un’altissima percentuale di impianti di rifornimento risulta irregolare. Non tanto nella formazione del prezzo quanto, ad esempio, nella esposizione-comunicazione del prezzo, nella corrispondenza tra prezzo esposto e prezzo praticato. Oppure peggio, molto peggio, nella taratura della erogazione (paghi per 10 litri ma 10 litre non sono quelli che vanno effettivamente nel serbatoio). Le irregolarità in carico ai benzinai sono antiche, costanti, costantemente riscontrate, denunciate. E quindi costantemente stabili. Stanno lì quasi da sempre, di certo da prima che il governo ordinasse “ammuina generale” per la benzina due euro litro e dintorni.

Ammuina generale e non polso fermo

Il prezzo dei carburanti è aumentato perché tenerlo dove era costava al governo circa un miliardo/mese. E il governo ha (aveva?) fatto una scelta: 23 miliardi di nuovo deficit nella Legge Bilancio per calmierare bollette, altro deficit non si può. Polso fermo, ma il polso fermo del governo sta già tremando. Di qui l’ordine partito di “ammuina generale”: ministri che aprono la caccia alla “speculazione”, annunci di campagne di ispezioni…raccontando, complice l’informazione, la balla secondo la quale la Guardia di Finanza potrebbe andare in giro a contestare il prezzo cui si vende una merce o a far rispettare niente meno che il prezzo giusto. Tutte cose che, giustamente, la Guardia di Finanza non fa, non può e non deve fare. La Guardia di Finanza può e deve controllare sia applicato il prezzo di legge là dove esiste. Ma nessun governo può ordinare il prezzo “giusto” in una economia di mercato.

Polso fermo che già un po’ trema di fronte alla benzina a due euro litro. Trema, anzi alquanto svanisce, il polso fermo del governo anche per molto meno. I cosiddetti ultra, meglio definibili come gli squadristi di Curva, abbondantemente meriterebbero immediato decreto e trattamento che governo ha disposto e voluto per organizzatori e fruitori di rave party illegali. Ma sugli squadristi di Curva la mano del governo non dà il minimo segno di voler essere altrettanto pesante. E dolcissima si appresta ad essere la mano del governo su cinquemila balneari che stanno per ottenere altro rinvio e proroga delle durata delle loro concessioni demaniali. Ci sarebbe impegno, contratto con la Ue di metterle a gara entro il 2023, non per l’Europa ma per la libertà di concorrenza. Impegno e contratto a prendere soldi europei in cambio dell’adozione di norme europee. E ci sarebbe una sentenza del Consiglio di Stato che dice: libere gare siano. Ma la mano del governo non si alzerà mai su cinquemila balneari cinquemila. Per empatia elettorale e politica, certo. Ma anche perché polso fermo è facile a recitarsi mentre a tenerlo davvero…Dunque sceneggiata generale sulla benzina, non a caso scelta e preferita ad un chiaro, netto e coraggioso e fermo dire alla nazione che la benzina costa quel che costa e che il governo non ce la fa, non può fare e tenere sconti a vita sui prezzi.

Mino Fuccillo

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